La Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano ha emanato nella notte di ieri un Decreto Legge severissimo che dichiara “zona rossa”, cioè soggetta ad assoluta quarantena, l’intera Regione Lombardia. L’emergenza sanitaria generata dal nuovo Coronavirus è così ormai arrivata a toccare – direttamente o indirettamente – la vita di ciascuno di noi. 
 
E tutti ora si pongono una domanda più che legittima: i frontalieri potranno comunque andare regolarmente al lavoro? Per molte ore si sono rincorse voci contradditorie, a tal punto che diversi lavoratori – sollecitati dalle proprie aziende – si sono riversati in Ticino per soggiornare presso gli hotel.
L’iniziale confusione, alimentata dal fatto che nel Decreto non si faceva mai riferimento ai frontalieri, è stata ora dipanata da una nota ufficiale della Farnesina la quale afferma in modo chiaro che “le limitazioni introdotte non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro. Salvo che siano soggetti a quarantena o che siano risultati positivi al virus, i transfrontalieri potranno quindi entrare e uscire dai territori interessati per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa”. La nota prosegue specificando che per “comprovare il motivo lavorativo dello spostamento” i frontalieri potranno utilizzare “qualsiasi mezzo”, come ad esempio esibire il regolare permesso di lavoro di tipo G.
La stessa posizione è stata poi espressa nel tardo pomeriggio anche dal Consiglio federale svizzero con un apposito comunicato che conferma queste stesse disposizioni ed invita tutti i datori di lavoro ad informare a dovere i propri dipendenti. Entrambi gli Stati invitano comunque i frontalieri che ne hanno la possibilità di ricorrere alla forma dello smartworking, così da limitare il più possibile il potenziale contatto con altre persone. In tal senso però la decisione ufficiale viene di fatto demandata alle politiche di responsabilità sociale della singola azienda.