Le trattative per il rinnovo dell’Accordo fiscale sulla tassazione dei lavoratori frontalieri sono ormai entrate nel vivo e, stando alle dichiarazioni odierne (lunedì 28 settembre) del Consigliere federale Ignazio Cassis, la firma sul nuovo Accordo sembra essere vicina.
Ricordiamo che il nuovo Accordo fiscale fu negoziato nel 2015 ma non fu mai firmato dai Governi nazionali a causa delle forti opposizioni mosse dai sindacati, dai Comuni di frontiera e dalle associazioni economiche.
Questo Accordo infatti prevedrebbe il passaggio da una tassazione dei redditi esclusiva in Svizzera (come accade oggi) ad un sistema di tassazione concorrenziale tra Italia e Svizzera, con un aggravio fiscale complessivo davvero molto (troppo) elevato. Sparirebbero inoltre i ristorni che ogni anno la Svizzera versa ai Comuni di frontiera italiani.
Ora sembra proprio che qualcosa tra Roma e Berna si stia muovendo e potremmo essere vicini alla svolta decisiva. La notizia trova conferma nel fatto che domani a Roma è in programma un incontro istituzionale tra la Presidente della Confederazione Elvetica Simonetta Sommaruga, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante il quale (tra i vari argomenti) si parlerà proprio dell’Accordo fiscale e verrà definita la strada che porterà alla sua ratifica.
Desideriamo però tranquillizzare i lavoratori. Il nostro sindacato è molto attivo su questo dossier da diversi anni ed è ormai considerato un interlocutore importante da parte delle autorità dei due Stati. Abbiamo quindi già presentato nelle scorse settimane ai responsabili di Governo alcune proposte molte concrete volte a modificare l’Accordo deciso nel 2015, così da poter tutelare al massimo i redditi dei frontalieri, i bilanci dei Comuni di frontiera e le esigenze espresse dai territori di confine. In tal senso abbiamo riscontrato una buona apertura da parte del Governo italiano con una seria analisi delle nostre proposte. Abbiamo inoltre ottenuto la garanzia che ci saranno dei nuovi incontri di confronto nell’immediato futuro.
Il messaggio lanciato dal nostro sindacato è chiaro: “No ai rincari insostenibili sui redditi dei frontalieri e no al disfacimento dell’economia di frontiera”.