Le norme legali concernenti il telelavoro effettuato dai frontalieri sono in continua evoluzione.

Nel pomeriggio di ieri la Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) ha comunicato che l’Accordo amichevole sul telelavoro sottoscritto con l’Italia cesserà di applicarsi con il 31 gennaio 2023. A partire dunque dal 1° febbraio 2023 torneranno in vigore le vecchie regole che concernono la tassazione del reddito da lavoro prodotto nei giorni di telelavoro. Si tratta di una decisione che sorprende in negativo, in quanto va in controtendenza rispetto alla decisione dell’Unione Europea che al contrario aveva deciso di sospendere fino al 30 giugno 2023 le implicazioni prodotte dal telelavoro dei frontalieri sul piano delle assicurazioni sociali. Il sindacato si sta già muovendo per sollecitare i Governi di Italia e Svizzera a sottoscrivere un nuovo Accordo amichevole che possa assicurare una maggiore flessibilità ai lavoratori e alle imprese.

Riprendiamo per maggiore chiarezza il tema punto per punto.

L’inquadramento giuridico del telelavoro effettuato dai frontalieri è un tema molto articolato in quanto genera due livelli di impatto, uno previdenziale (ovvero che riguarda i contributi pensionistici) e uno fiscale (ovvero che riguarda la tassazione del reddito da lavoro).

 

Impatti previdenziali

In base al diritto europeo (art. 13 del Reg. CE n. 883/04 e art. 14 del Reg. CE n. 987/09), una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può lavorare da casa al massimo per il 24,99% del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso.

In caso di superamento di questa soglia l’autorità previdenziale italiana (cioè l’INPS) acquisisce la facoltà di richiedere all’azienda svizzera l’incasso del relativo contributo in Italia, il che implicherebbe molta burocrazia oltre a maggiori oneri finanziari. L’Unione Europea ha tuttavia deciso di sospendere questo limite fino al 30 giugno 2023. Dopo quella data verranno pronunciati dei nuovi regolamenti (circa i quali si sa ancora poco o nulla).

 

Impatti fiscali

In base poi all’Accordo tra Italia e Svizzera sulla tassazione dei frontalieri del 1974, il frontaliere residente nei Comuni di frontiera, se svolge delle intere giornate di lavoro su suolo italiano, è poi tenuto a dichiarare all’Agenzia delle Entrate la quota di reddito maturata in quegli stessi giorni. Durante la pandemia è stata però sospesa anche questa implicazione grazie ad un Accordo amichevole transitorio stipulato da Italia e Svizzera. Tale Accordo è rimasto valido per oltre due anni. Ora è appunto arrivata la notizia che tale Accordo cesserà di esistere con il 31 gennaio 2023. Dal 1° febbraio 2023 i giorni di telelavoro effettuati dai frontalieri torneranno pertanto ad essere imponibili fiscalmente in Italia. La speranza – e questa è la nostra richiesta – è che gli Stati sottoscrivano a breve un nuovo Accordo amichevole che conceda ai lavoratori frontalieri una flessibilità maggiore sul telelavoro senza che questo generi impatti particolari di natura fiscale.

Seguiranno aggiornamenti.

Martedì 7 febbraio si terrà una diretta online a proposito di questo importante tema. Vi invitiamo a partecipare numerosi!