In seguito alle continue pressioni del sindacato e dell'ACIF (Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera), il 23 febbraio è stato approvato alla Camera un ordine del giorno bipartisan (cioè presentato sia dalla coalizione di maggioranza che da quella dell'opposizione) che impegna il Governo italiano a discutere quanto prima con la Svizzera un nuovo Accordo amichevole sul telelavoro dei frontalieri.

Nelle scorse settimane il Senato aveva già a sua volta approvato un ordine del giorno simile. L'intero Parlamento è dunque unanime nel procedere in tal senso.

L'obiettivo dichiarato è quello di siglare un'intesa simile a quella già concordata tra Svizzera e Francia (secondo la quale ai frontalieri d'oltralpe è concessa la possibilità di lavorare da casa per il 40% del tempo di lavoro).

Servirà ancora pazienza e fare previsioni sulle tempistiche è al momento impossibile. Sicuramente però il tema ha subito (finalmente) un'importante accelerata.

Ricordiamo infatti che il 31 gennaio 2023 è terminato il vecchio Accordo amichevole che permetteva ai frontalieri di lavorare da casa senza avere impatti di natura tributaria. A partire dunque dal 1° febbraio 2023 i frontalieri che proseguiranno nel fare telelavoro diventano formalmente imponibili da un profilo fiscale in Italia (per maggiori informazioni leggi QUI).

 

ASSEGNI FAMILIARI

Da quando in Italia è entrato in vigore il nuovo assegno unico e universale, molti frontalieri hanno subito un gravoso blocco degli assegni familiari svizzeri.

Il problema come noto è dovuto al fatto che l’INPS non trasmette alle Casse di compensazione svizzere i dati degli importi dell’assegno unico già pagato in Italia all’altro genitore (la Svizzera infatti ha la facoltà di scalare questi importi dagli assegni familiari dei frontalieri, pagando di fatto una quota integrativa).

Il sindacato OCST si era mosso fin da subito proponendo alle Casse di compensazione di adottare dei sistemi alternativi per certificare questi importi, ad esempio richiedendo direttamente ai lavoratori una prova dei pagamenti ricevuti dall’INPS in Italia (come la copia dei bonifici o l’estratto della pagina “pagamenti” tratta dal sito INPS). La maggior parte delle Casse nel 2022 si era dunque mossa in tal senso.

Ora l’Italia ha deciso di rinnovare la misura dell’assegno unico anche per il periodo marzo 2023-febbraio 2024. I lavoratori dovranno pertanto attendere dalla propria Cassa di compensazione le istruzioni operative per procedere al rinnovo dei propri assegni familiari svizzeri.

Purtroppo però non tutte le Casse di compensazione hanno adottato questo sistema creando di fatto un blocco totale degli assegni familiari a cui avrebbero diritto i frontalieri legati ad esse. Continueremo nei limiti del possibile a mediare con questi Enti delle procedure alternative, fermo restando però la piena autonomia di azione di cui può disporre ogni Cassa di compensazione.

Intanto dall’Europa giungono buone notizie. In seguito infatti all’azione intrapresa dal sindacato CISL, la Commissione europea (Direzione Generale Lavoro) ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia in merito all’assegno unico il quale – pur essendo ritenuta una misura positiva – non è del tutto conforme al diritto europeo (da essa vengono ad esempio esclusi tutti coloro che hanno figli residenti all’estero). Questo dovrebbe portare l’Italia ad aggiustare la Legge che regolamenta l’assegno unico, disciplinandolo all’interno del diritto europeo e quindi ripristinando anche lo scambio di dati con gli Stati esteri (un fattore che appunto risolverebbe il problema di quei frontalieri che hanno ancora gli assegni familiari bloccati a causa del mancato invio dei dati in Svizzera da parte dell’INPS).

Seguiranno aggiornamenti