Travail.Suisse esprime soddisfazione per il risultato della votazione con la quale le cittadine e i cittadini svizzeri hanno respinto la riforma LPP. Il naufragio di questo progetto mostra chiaramente che la popolazione si oppone ad ogni forma di deterioramento delle rendite e chiede a gran voce una soluzione sostenibile e sociale.
Il progetto di riforma della previdenza professionale avrebbe reso più onerose le deduzioni salariali e ridotto le rendite di molte lavoratici e molti lavoratori, anche perché in molti casi le misure di compensazione delle perdite erano inadeguate. «La riforma LPP penalizzava soprattutto i redditi medi che sarebbero stati sfavoriti su tutta la linea, subendo una riduzione della rendita e contemporaneamente un aumento dei contributi salariali. Travail.Suisse è soddisfatta quindi del fatto che il popolo si sia chiaramente espresso sulla proposta di riforma, sottintendendo che sosterrà solo una riforma equa ed equilibrata della previdenza professionale», spiega Andrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse.
La riforma non dava nessuna risposta adeguata al problema delle rendite troppo esigue per le donne, e, in generale, per coloro che ricevono redditi molto bassi. Infatti per quanto assicurati obbligatoriamente, i redditi bassi non avrebbero ottenuto rendite più alte al pensionamento, e avrebbero continuato a dipendere dalle prestazioni complementari, dato che le rendite AVS non sono più sufficienti a coprire le necessità vitali. Una riforma sostenibile ed equa della previdenza professionale deve tener conto di entrambi i pilastri.
Un’altra possibilità di giungere ad una riforma equilibrata
Il no dello scorso 22 settembre offre la possibilità di ripartire di nuovo da zero. Travail.Suisse chiede che ci si rimetta all’opera per elaborare una riforma equilibrata e sociale della previdenza professionale. Una vera riforma in questo ambito deve preservare il livello delle rendite per tutte le generazioni; già oggi le rendite di numerose persone sono troppe basse e inadeguate.
Una riforma radicale del processo di risparmio richiede una solida compensazione per la generazione di transizione. Edith Siegenthaler, responsabile della politica sociale, chiede inoltre delle soluzioni solide al problema delle rendite misere delle donne: «Un nuovo progetto di riforma dovrebbe una volta per tutte migliorare lo statuto delle lavoratrici a tempo parziale, di coloro che lasciano il mercato del lavoro per dei lunghi periodi per ragioni familiari o che sono impiegate presso più datori di lavoro». Nel compromesso al quale Travail.Suisse aveva contribuito, i partner sociali avevano indicato delle piste per una riforma che vada in questo senso.
Una nuova riforma dovrà anche regolare il problema dei costi eccessivi di gestione degli averi delle casse pensioni, che oggi si aggirano attorno agli 8,6 miliardi di franchi. Travail.Suisse chiede una gestione responsabile degli averi delle assicurate e degli assicurati e una completa trasparenza dei costi di tutte le casse pensioni. Nel frattempo, le federazioni di Travail.Suisse continueranno ad impegnarsi in ciascuna delle casse pensioni nelle quali rappresentano gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire che vengano trovate delle soluzioni sociali.
Il commento dell’OCST
L’OCST è molto soddisfatta che il popolo abbia percepito quanto la riforma LPP fosse inadeguata perché era più orientata alle richieste delle casse pensioni e dell’industria finanziaria che agli interessi delle assicurate e degli assicurati.
L’OCST chiede che al capitale di vecchiaia delle lavoratrici e dei lavoratori venga riconosciuto il giusto rendimento e che non perda il proprio valore nel corso degli anni. Il popolo ha chiaramente rifiutato una diminuzione del tasso di conversione e chiede che il livello delle rendite venga garantito senza ulteriori versamenti. La previdenza professionale deve diventare più accessibile per tutti e più equa nelle diverse fasce d’età.
È anche essenziale che si torni finalmente a discutere della trasparenza dei conti e dei costi delle casse pensioni e dei gestori dei capitali di vecchiaia.