Il prossimo 25 novembre si voterà sull’iniziativa popolare «Il diritto svizzero anziché giudici stranieri». Si tratta di una nuova iniziativa voluta per far prevalere un falso messaggio di autodeterminazione della Svizzera nei confronti della comunità internazionale.
Qual è la situazione attuale? Già oggi, la Svizzera firma solo trattati internazionali che siano conformi ai principi della Costituzione, dopo averli sottoposti al volere popolare. I trattati sono normalmente complessi ed emergono da lunghe discussioni durante le quali la diplomazia svizzera è incaricata di far prevalere alcuni interessi piuttosto che altri. 
Questa nuova iniziativa chiede di rinegoziare ed eventualmente rescindere ogni accordo internazionale che risulti in contraddizione con la Costituzione, anche se siglato prima che la Costituzione venisse modificata. Poco importa quale sia la portata dell’accordo stesso. 
Un trattato per definizione è il risultato di un compromesso tra le parti; è quindi possibile che un accordo complessivamente interessante contenga degli elementi meno favorevoli e che tuttavia mettendo sulla bilancia i pro e i contro, prevalgano senza dubbio i pro. 
In seguito all’approvazione dell’iniziativa del 9 febbraio 2014 è accaduto che venisse inserito nella Costituzione il principio della preferenza alla manodopera indigena, potenzialmente in contraddizione con gli Accordi di libera circolazione delle persone. Cosa sarebbe accaduto se il principio dell’autodeterminazione fosse stato già in vigore? Difficile dirlo: si sarebbe giunti all’abrogazione degli Accordi bilaterali? Ma è proprio quello che il popolo voleva ottenere il 9 febbraio? Il popolo, che aveva già approvato gli accordi bilaterali, il 9 febbraio chiedeva in realtà una maggiore protezione del mercato del lavoro. Attribuire ai votanti la decisione di abrogare gli accordi bilaterali sarebbe stata in ogni caso una forzatura perché il popolo ha dimostrato il proprio dissenso con un solo elemento di tali accordi.
Dato che il popolo può esprimersi sull’adeguatezza di un trattato, è sbagliato affidarsi ad automatismi che portano alle estreme conseguenze giudizi espressi in modo puntuale. 
Da buoni svizzeri conosciamo l’arte del compromesso e sappiamo che non esiste un solo modo di risolvere i problemi. Probabilmente esistono misure più efficaci per correggere gli elementi deboli di un accordo che decretarne la fine. Allo stesso modo, esiste un metodo più efficace per proteggere il nostro mercato del lavoro che abolire gli accordi bilaterali, che rimangono vantaggiosi per un’economia come la nostra aperta agli scambi con i paesi dell’Unione europea.
Bisogna puntare su una maggiore regolamentazione, per esempio sostenendo la contrattazione collettiva e le misure di accompagnamento alla libera circolazione. Tutti aspetti dei quali i nostri patriottici iniziativisti non vogliono nemmeno sentire parlare.  
Il pasticcio tuttavia è ancora peggiore perché l’iniziativa per l’autodeterminazione definisce «determinanti» per le autorità incaricate dell’applicazione del diritto solo i trattati il cui decreto d’approvazione sia stato assoggettato a referendum. Solo una piccola parte degli oltre 4’000 trattati bilaterali e dei circa 1’000 trattati multilaterali siglati dalla Svizzera sono stati sottoposti a referendum facoltativo oppure obbligatorio, semplicemente perché al momento della ratifica la nostra Costituzione non lo prevedeva. Quindi molti di questi, tra i quali la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo o le 49 Convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro per la difesa dei lavoratori, non sarebbero più applicabili in Svizzera. Qual è la loro importanza? Per esempio, la firma della Convenzione per la proibizione del lavoro dei bambini è stata precedente all’introduzione di questo sacrosanto principio nel diritto svizzero.
Per questi motivi il Comitato direttivo dell’OCST ha approvato un’indicazione contraria all’iniziativa popolare «Il diritto svizzero anziché giudici stranieri».
 
Renato Ricciardi
 

Investigatori privati e assicurazioni - Alcune riflessioni sulla proposta di modifica

La modifica della legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali riguarda la possibilità per le assicurazioni sociali (invalidità, infortuni, disoccupazione, malattia, prestazioni complementari, AVS/IPG, maternità e assegni familiari) di avvalersi delle osservazioni segrete per stabilire, in caso non ci siano mezzi alternativi, se la persona assicurata ha davvero diritto alle prestazioni. L’iniziativa ha il nobile e condiviso obiettivo di ridurre la dispersione di risorse dovuta alle truffe alle assicurazioni sociali. Anche per l’OCST è importante che questo obiettivo venga perseguito con decisione perché siano i bisognosi a ricevere un sostegno da parte delle assicurazioni sociali.
La proposta di modifica sembra porre limiti precisi all’uso di questa procedura e fornire garanzie sufficienti che gli investigatori assunti dalle assicurazioni non possano essere eccessivamente invadenti nei confronti degli assicurati. Gli assicurati inoltre sarebbero informati a posteriori dei controlli avvenuti e potrebbero sporgere denuncia in caso di abuso.
La Suva e l’Assicurazione invalidità si sono avvalsi in passato di investigatori privati per verificare alcune situazioni dubbie. Per la Suva le indagini hanno confermato l’esistenza di abusi in due terzi dei casi dubbi, per l’Assicurazione invalidità nella metà. Questo sembra suggerire che questo tipo di controlli siano stati utilizzati anche in passato in modo efficace e mirato.
Resta tuttavia un dubbio fondamentale: perché affidare a privati, e non incrementare il ruolo degli agenti di polizia, che già oggi sono incaricati di occuparsi di questo genere di abusi, un’attività che ha strettamente a che fare con la sicurezza e la protezione della sfera personale?
 
R.R.