Con un’apposita lettera datata 30 aprile 2020, Regione Lombardia e Canton Ticino hanno richiesto ufficialmente ai propri Governi nazionali di ratificare il nuovo Accordo fiscale sulla tassazione dei frontalieri negoziato nel 2015 che – lo ricordiamo – prevedrebbe l’imposizione dei redditi da lavoro in Italia e la fine del meccanismo dei ristorni, con conseguenze molto pesanti per i lavoratori e i Comuni di frontiera. 
Le richieste contenute nella lettera sono esplicite: immediata cancellazione del vecchio Accordo del 1974, entrata in vigore del testo del 2015, aliquote agevolate solo per i vecchi frontalieri e solo per un numero limitato di anni. 
Nella lettera viene poi esplicitamente detto che Regione Lombardia e Canton Ticino sarebbero giunti a queste conclusioni anche dopo aver sentito i sindacati italiani e svizzeri e i rappresentanti dei Comuni. Come già comunicato tramite newsletter, ribadiamo che tutto questo non è vero, anzi. 
La verità è che Canton Ticino e Regione Lombardia hanno ricevuto in audizione i sindacati e i sindaci dei Comuni una sola volta nell’aprile del 2019 (evento da noi reso noto con la consueta trasparenza a tutti gli associati). 
In quella occasione il nostro sindacato presentò un testo molto corposo pieno di proposte volte a limitare al massimo l’impatto dell’Accordo sui frontalieri: imposizione fiscale in Italia solo su una fetta ridotta del reddito, aumento delle franchigie fiscali, sgravi ulteriori per chi ha carichi di famiglia sui livelli di quelli previsti in Svizzera, entrata in vigore spalmata su quindici anni, deducibilità degli assegni familiari e dei contributi pagati per il prepensionamento di categoria, applicazione dell’Accordo solo ai nuovi frontalieri ed altro ancora.
Appare quindi evidente che la Regione e il Cantone non hanno tenuto in conto di nessuna di queste richieste e ancora meno di quelle dei sindaci che rivendicavano il mantenimento dei ristorni.
Visto quanto accaduto, il nostro sindacato ha subito preso contatto con le Autorità italiane e svizzere, ribadendo che: 
 Un tema tanto delicato come l’Accordo fiscale non può essere portato avanti senza coinvolgere in modo serio nella discussione gli enti locali, i sindacati e le altre parti sociali. 
 L’Accordo negoziato nel 2015 è da rivedere in larga misura, in quanto l’impatto sui redditi dei frontalieri e sui bilanci dei Comuni sarebbe eccessivo.
 Le discussioni sull’Accordo in ogni caso devono essere rimandate a dopo la fine della crisi sanitaria, anche per monitorare gli impatti che il virus avrà avuto sul mercato del lavoro (le previsioni non sono rosee nemmeno in Svizzera, come peraltro sostenuto anche recentemente da Economiesuisse). 
I primi effetti del nostro intervento sono già emersi. In seguito alla nostra denuncia, si è radunata (virtualmente) la Commissione di Regione Lombardia adibita ai rapporti con la Svizzera, durante la quale la stessa Regione ha ritrattato in tutto e per tutto i contenuti della propria lettera, sostenendo di essere ora contrari all’Accordo del 2015 e di volere la riapertura delle trattative con Berna per studiare soluzioni nuove. Un semplice gioco delle parti o parole vere? Lo vedremo.
In sintesi tutto resta molto incerto e fumoso. Noi vigileremo e vi terremo aggiornati sui possibili sviluppi.
 
Andrea Puglia
 
 
Si veda anche: Incontro tra Di Maio e Cassis