Il tema dei fallimenti pilotati è stato a più riprese sollevato, sia con alcuni atti parlamentari che da prese di posizioni pubbliche da parte delle organizzazioni sindacali.
Fermo restando che il diritto societario è di competenza federale e che quindi il margine di manovra cantonale è assai ridotto, ritengo che si debba assolutamente e prioritariamente intervenire per fermare situazioni di abusi che potrebbero minare il nostro sistema sociale.
Il caso oggetto di questo atto parlamentare è quello di un sedicente imprenditore residente a Chiasso, titolare di un permesso B, che ha deciso di fare «impresa» nel nostro Cantone. 
Ad inizio 2016 ha costituito un’azienda individuale che ha chiuso a fine 2016 accumulando oltre 100 mila franchi di debiti.
Parallelamente alla chiusura dell’azienda individuale (fine 2016) ha costituito una Società a garanzia limitata che è recentemente fallita con debiti per oltre 300 mila franchi.
Ad inizio marzo questo sedicente «imprenditore» ha nuovamente registrato una nuova ditta individuale creandosi (si fa per dire) una nuova verginità imprenditoriale.
Il suo agire disinvolto è stato nel frattempo oggetto di segnalazione alle autorità preposte da parte del Sindacato OCST.
Pertanto ci permettiamo di chiedere al Lodevole Consiglio di Stato:
1. Che misure si vuole e si possono prendere (per esempio a livello fiscale e di revoca di permessi) per evitare o limitare situazioni come queste?
2. Non ritiene di coinvolgere l’autorità federale per introdurre delle misure legislative che consentano di mettere fine a queste situazioni che vedono il Ticino come laboratorio privilegiato delle distorsioni nazionali del mercato del lavoro?
 
Giorgio Fonio e Raffele De Rosa