I 100 anni di storia dell’OCST in un colpo d’occhio. È stata presentata mercoledì 25 settembre – davanti a circa un centinaio di persone nella sala Tami della Biblioteca cantonale di Lugano - la mostra che illustra il secolo di vita del sindacato. Attraverso una serie di importanti documenti storici si potranno capire le tappe fondamentali della sua storia.
 
Lo ha spiegato Luca Saltini della Biblioteca cantonale: «un’idea nata un anno fa e che ora vede la luce. Un progetto che parte dai primi documenti legati alle leghe operaie (e stiamo parlando dell’inizio del 900) e che arriva ai giorni nostri.
 
Se il primo congresso dell’OCST (nel maggio del 1919) segna una tappa fondamentale, gli anni seguenti sono più complicati. Ed è solo con l’arrivo di Mons. Del-Pietro e di un gruppo di giovani che il sindacato si fa conoscere in tutto il Cantone». Nel corso dei decenni seguenti l’OCST si espande e acquista credibilità e importanza, in parallelo alla crescita del Ticino.
Saltini ha anche evidenziato l’importanza di alcuni disegni esposti, su foto d’epoca, e realizzati da Mobin Sabo, un rifugiato afgano autoditatta che lavora in biblioteca. 
Breve ma incisiva l’introduzione del segretario cantonale Renato Ricciardi. «Il passato ci costituisce come persone ed è con questo bagaglio che ci prepariamo al meglio al futuro. Ecco perché questa esposizione ha l’obiettivo di non far morire la nostra eredità».
 
Lo stesso Ricciardi ha insistito su questa idea: «Dobbiamo riappropriarci di quello che abbiamo trasmesso e in un tempo come questo significa fare memoria per risvegliare il desiderio che guidava i nostri predecessori. Penso a valori e principi come quelli che ha trasmesso Mons. Del-Pietro: la solidarietà, il bene comune e la centralità della persona, che sono attuali anche oggi, mentre altri - come il senso di giustizia - devono essere rinconquistati. Grazie ai loro testi comprendiamo il senso del nostro lavoro quotidiano». 
 
Entrando nel vivo delle relazioni più storiche è toccato al professore ordinario di Storia contemporanea all’Uni di Parma Giorgio Vecchio fare una panoramica della situazione europea all’inizio del 900. «L’industrializzazione ha sconvolto il modo di lavorare e gli ambienti sociali con il superamento dei ritmi naturali. In quella situazione, tuttavia, la Chiesa ha mantenuto il vecchio schema delle corporazioni in modo verticale respingendo la logica della lotta di classe e ha basato il suo pensiero economico sulla bottega artigianale.
 
Un’idea che voleva traslare anche alla grande industria, senza però riuscirvi». D’altro versante la Chiesa – ha aggiunto Vecchio – fu confrontata con la sfida socialista e con quella del liberalismo. Il risultato è stato un distanziamento degli operai, almeno fino a quando uscì l’Enciclica Rerum Novarum (1891).
 
Quella fu la risposta cristiana ai loro problemi, grazie all’introduzione di una serie di concetti inediti per la Chiesa. In particolare quello dell’associazionismo, sia tra operai, sia tra operai e padroni. È stata proprio quella la prima chiave per aprire la porta del sindacalismo». Poi, con l’arrivo del nuovo Papa Benedetto XV, nel 1914, si creò un nuovo clima rispettoso dei principi universale e contro la guerra e il pericolo comunista. «Una base – ha concluso Vecchio – sulla quale nacque anche l’OCST e altri sindacati simili in tutta Europa». 
 
Un focus su quanto è stato fatto in Ticino lo ha fatto lo storico e curatore della mostra Alberto Gandolla. «In Svizzera il 1918 è stato molto importante poiché ci fu lo sciopero generale che accese gli animi e contribuì a creare anche l’OCST». E dopo il 1. Congresso del maggio 1919 ci fu, altra data importante, anche la nascita de Il Lavoro (1920) grazie all’iniziativa di Don Alberti. A cui è seguito il rilancio del sindacato sotto l’impulso di Mons. Del-Pietro nel 1929.
Gandolla ha pure ricordato le varie pubblicazioni che nei decenni scorsi hanno sottolineato le figure e i fatti più importanti del sindacato e ha messo in evidenza altre due date: il 1989, con la nascita dell’archivio del sindacato OCST e il 2010 con la creazione della Fondazione Mons. Del-Pietro.
 
È infine toccato ad Antonio Gili (già direttore dell’archivio storico della città di Lugano) disegnare la complessa rete e le influenze che l’OCST ha avuto, nei primi anni di vita, con altre associazioni presenti in Svizzera. In particolare ha ricordato i modelli sui quali il sindacato si è basato, che arrivavano dalla Svizzera tedesca, in particolare San Gallo, e dalla Romandia.
 
E si è sviluppato tessendo relazioni con il partito conservatore ticinese, con le associazioni cattoliche presenti e, anche se in modo conflittuale, con la Camera del lavoro d’ispirazione socialista. All’inizio degli anni 30 per il sindacato la situazione peggiora, anche perché il Dipartimento del lavoro - diretto da un socialista – non lo agevola per esempio non concedendo un sussidio che invece riceve la Camera del lavoro. Il tutto all’interno di un clima prebellico che non aiuta lo sviluppo del sindacato. Forza che ritrova nella seconda parte del 900 grazie ad alcune felici intuizioni.
 
Nicola Mazzi
 
 
Mercoledì 25 settembre è stata inaugurata alla Biblioteca cantonale di Lugano la mostra «L’uomo prima del lavoro», a cura di Alberto Gandolla e Luca Saltini
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Un racconto essenziale, che, attraverso pannelli che danno conto delle svolte principali della storia del sindacato, è in grado di fornire un quadro esauriente anche per chi non conosce i fatti.
 
Naturalmente, la parte più cospicua dell’esposizione è costituita dal corredo di documenti che consente di vedere le tracce dei fatti e delle persone raccontate.
Si tratta di opuscoli, lettere, manoscritti, quaderni, fotografie, volantini, verbali, giornali, riviste e molto altro provenienti dall’Archivio dell’OCST, i cui pezzi sono esposti per la prima volta e dalla Libreria Patria della Biblioteca cantonale di Lugano.
 
In aggiunta a questi materiali, quasi come un suggello alla mostra, si è scelto di chiedere a un artista, Mobin Sado, di realizzare dei disegni che marcassero le tappe principali della storia raccontata. Le opere sono esposte in una sezione a parte della mostra e sono visibili anche sui pannelli.
 
È possibile visitare la mostra, che sarà aperta fino al 9 novembre, negli orari di apertura della Biblioteca.
 
Sono previste inoltre quattro visite guidate alle quali è necessario iscriversi al numero 091 921 15 51 o visitando il sito internet www.ocst.ch:
 
 Domenica 13 ottobre, ore 14.00
 Lunedì 14 ottobre, ore 14.00
 Giovedì 17 ottobre, ore 16.00
 Sabato 26 ottobre, ore 10.45