Centinaia di migliaia di giovani si sono connessi da tutto il mondo con Assisi per un patto economico che guarda al futuro ed è già rivoluzione. Studenti, economisti e imprenditori si sono confrontati da oltre 115 Paesi su quella che sarà l’economia di domani.
Parafrasando Fred Buscaglione si potrebbe dire: «che giornate, quelle giornate». Sono partita virtualmente per Assisi, in qualità di giornalista (troppo vecchia per partecipare attivamente), con grandissime aspettative ed è riduttivo dire solo che sono state appagate. Sono uscita sazia di idee e progetti e felice di poter constatare quanti giovani stanno mettendo la loro energia per costruire un’economia diversa, che non dia per scontati l’esclusione, il consumismo, l’inquinamento. «Una cultura economica capace di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, resuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani e ispiri ai giovani - a tutti i giovani, nessuno escluso - la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo» (Papa Francesco).
Convocando i giovani ad Assisi, il Papa ha chiesto loro di avviare una rivoluzione, una conversione, di stabilire nuovi paradigmi, elaborare cultura, avviare processi per cambiare le regole del gioco che hanno definito il profitto come unico punto di riferimento delle imprese, della finanza, dei governi. A sostenerli e consigliarli economisti, imprenditori e change maker che con i loro studi e i loro progetti hanno già fatto la differenza. Perché il cammino verso una nuova economia non è nato lo scorso fine settimana, ma in questa occasione ha subito una spinta nella quale le buone idee si sono avviate a diventare buone pratiche nei 115 paesi del mondo dal quale provenivano le migliaia di partecipanti all’incontro. 
Quali le vie del cambiamento? Le alternative ci sono e sono numerose perché, come ha detto Papa Francesco, non bisogna restare sottomessi alle logiche ideologiche che finiscono per giustificare e paralizzare ogni azione di fronte alle ingiustizie. Ogni proposta approfondisce un aspetto ora trascurato e tutte insieme concorrono a costruire l’economia del futuro. Si è parlato di gioia e di generatività in economia, di economia della pace, di economia umana, di economia relazionale e civile, di responsabilità sociale ed ecologica, di finanza etica, di economia della cura e dello sviluppo, di economia di comunione. 
Tre idee mi hanno colpito in particolare e di queste farò tesoro. La prima: la crescita quantitativa di un sistema economico non può essere infinita, o meglio, nel corso del tempo, come la crescita di una persona, cambia forma e sostanza. Kate Raworth, economista inglese, ha spiegato questo concetto in modo molto semplice: come per un figlio, non ti aspetti che continui a crescere solo in altezza, ma che si sviluppi anche dal punto di vista umano. Lo stesso deve avvenire per un sistema economico. Ora è ragionevole che nel mondo venga concesso alle economie che ne hanno ancora margine spazio per la crescita quantitativa. Le economie pienamente sviluppate si impegnino invece per una maggiore consapevolezza del loro impatto sociale ed ecologico.  
La seconda: che tutti gli auspici, anche quelli più desiderosi di bene, devono essere costruiti insieme ai bisognosi. Il bene non si costruisce se non con un atto partecipativo di ciascuno. A ciascuno, anche se più sfortunato o in una posizione subalterna, deve essere dato lo spazio e la dignità di partecipare. Questo vale per i poveri, ma anche per le lavoratrici e i lavoratori alle nostre latitudini, ai quali deve essere data dignità di partecipazione reale nella vita dell’azienda. 
Un ultimo aspetto: i giovani e il Papa hanno definito profetico il «Patto per una nuova economia» (clicca per leggere il manifesto) emerso dal lavoro compiuto ad Assisi. C’è una fondamentale differenza tra un progetto utopico e una profezia. È la stessa che passa tra un vaneggiamento ed un sogno realizzato: l’impegno e il lavoro costante. Questo è quello che ci aspetta nei prossimi anni e che desideriamo affrontare con gioia e coraggio.
 
 
 
Benedetta Rigotti