Lo scorso 27 febbraio, 29 collaboratori attivi presso la Levi’s Footwear and Accessories vengono informati che il business della calzatura non è più strategico e che entro fine 2024 tutte le attività ad esso collegate e gestite dal Ticino verranno cessate.

Una comunicazione che, nei toni e nei modi, si è subito dimostrata inappellabile e senza grandi possibilità di mediazione. A questa comunicazione verbale ne è seguita una scritta, via mail, in cui la direzione generale annunciava l’avvio di una procedura di licenziamento collettivo e l’apertura di una fase di consultazione. Consultazione che poi nei fatti non si è mai svolta sia perché nessun sindacato è stato invitato a trattare, sia perché le osservazioni, le domande, i dubbi e le richieste dei diversi collaboratori non sono state ascoltate. 
Insomma una doccia fredda per i dipendenti che non si sarebbero assolutamente aspettati uno scenario del genere anche perché – seppur non strategico sul totale del fatturato del colosso americano – il comparto della calzatura e degli accessori non era certo in perdita e oltre a garantirsi la sua stessa sussistenza, era in grado di produrre una parte di utili. 
Una scelta che prende quindi le mosse da valutazioni strategiche su larga scala, ma che nella visione di chi opera dal Ticino rimane evidentemente incomprensibile. 
Il nostro ruolo come sindacato purtroppo è rimasto estremamente marginale: abbiamo dato assistenza alle persone che si sono rivolte presso i nostri uffici chiedendo informazioni di carattere personale. 
L’epilogo di questa ennesima ristrutturazione non può che essere negativo: il territorio perde 29 posti di lavoro e vede scomparire un’impresa tutto sommato solida con tutto il suo patrimonio di piccolo indotto. 
Dal canto nostro, la conferma di un dubbio che ormai ci accompagna da diversi mesi: la procedura in caso di crisi aziendali assicura veramente a tutte le parti in gioco un livello accettabile di trasparenza e diritti? 
Infine continuiamo a chiedere alla politica se, di fronte al continuo reiterarsi di chiusure e forti ristrutturazioni in ambito industriale, non sia giunto il momento di valutare l’implementazione di una forte controstrategia!

Paolo Coppi