Sto scrivendo questo articolo alla vigilia della Solennità di Cristo Re e Signore dell’Universo, dopo aver vissuto ieri sera (24 novembre Ndr) l’incontro di fine anno con tutti gli impiegati del nostro Sindacato.

È stato un bel momento di testimonianza e di festa. Con nostalgia, il nostro Presidente Bruno Ongaro ha salutato l’assemblea a pochi mesi dallo scadere del suo mandato, così pure il nostro Segretario Renato Ricciardi. Renato ci ha lasciato la viva testimonianza del suo impegno a servizio del Sindacato, durante il quale ha fatto costante riferimento ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa. Li ho ringraziati entrambi, anche a nome vostro, cosi come ho ringraziato il Vicesegretario cantonale Xavier Daniel per l’organizzazione della bella manifestazione di mercoledì 22 novembre a Bellinzona, durante la quale il nostro Sindacato, con la sua numerosa presenza, ha mostrato tutta la sua forza, la sua compattezza e la sua determinazione a servizio delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto pubblico, per difendere i loro diritti in opposizione ai tagli proposti dal Governo Cantonale. Vorrei prendere spunto proprio da una bella immagine di quella manifestazione. Ve la ricordate? Una cornice vuota con la scritta: «Tagli me» e all’interno i volti di alcune persone reali che rischiano il posto di lavoro o la riduzione dello stipendio. I vostri volti. 
Sta per iniziare il tempo di Avvento, quando leggerete questo articolo saremo ormai prossimi a Natale. Allora, provate a immaginare la stessa cornice, con la stessa scritta e all’interno il volto di Gesù bambino. E sì, perché il rischio che tutti corriamo, è quello di tagliare fuori proprio Lui: il festeggiato, Colui di cui ricordiamo la nascita. Il Natale è l’evento che ha cambiato totalmente la storia, l’ha divisa in due parti: prima e dopo di Lui. Quel bambino è il figlio di Dio. È questo il cuore della nostra fede cristiana, il senso di quella C che fa parte della nostra sigla. La C non è semplicemente il riferimento a dei valori di certo fondamentali, ma soprattutto riferimento a quella persona, Gesù Cristo, che questi valori li ha vissuti e promossi. In attesa del prossimo Natale, cerchiamo di fare spazio a Lui, di aprirgli la porta del nostro cuore e lasciarlo entrare, di non tagliarlo fuori, come a volte succede di fare con chi ci è indifferente. 
Papa Francesco ci richiama spesso la necessità di sostituire la cultura dello scarto con quella dell’accoglienza e della cura. Vogliamo proprio imparare a prenderci cura gli uni degli altri, come una madre del proprio bambino, come Maria si è presa cura di Lui, il bambino Gesù. Che il prossimo Natale non ci faccia riscoprire solo i buoni sentimenti e la buona tavola, ma anche la capacità di farci poveri con i poveri. Solo chi è povero e umile come i pastori, è in grado di accogliere quell’annuncio misterioso che invita ad andare alla grotta, a contemplare quel Bimbo: il Principe della Pace.
In un mondo che sembra ormai impazzito dalla guerra, dal terrorismo, dalla litigiosità e dalla superficialità, riscopriamo l’essenziale di una vita accolta e offerta come dono. 
Vi propongo, perciò, un altro slogan: «Tessi con me!». Immaginiamo un telaio fatto anch’esso della sua cornice, dell’ordito e della trama. Per tessere delle vere relazioni abbiamo bisogno di quel Tessitore che è Gesù che ci dice: tessi con me, con la cornice del dialogo rispettoso, con l’ordito della paziente fiducia e con la trama della creativa speranza. Non può infatti esserci vero dialogo senza rispetto. La fiducia va sempre rinnovata con pazienza. E infine, noi speriamo sì nella vita eterna, ma la nostra speranza terrena può essere un’illusione se non mettiamo in gioco anche la nostra creatività per trasformare il mondo. Facciamoci, dunque, artigiani che tessono con Cristo delle vere e profonde relazioni umane.
Buon Natale.

Don Marco Dania