L’OCST si rammarica del risultato della votazione cantonale sulle Modifiche alla Legge sulle aperture dei negozi dello scorso 18 giugno.
Emerge comunque che una parte consistente della società mette in primo piano le persone rispetto alla pretesa esasperata del consumismo. Emerge pure una grande solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori del settore della vendita le cui condizioni di lavoro devono essere ancora migliorate.
Resta inoltre forte il nodo posto anche dal Consiglio di Stato nel suo messaggio del 30 settembre 2020 sull’iniziativa Speziali. L’estensione (da 200 a 400 metri quadri) della superficie di vendita dei negozi che possono rimanere aperti alla domenica nelle zone turistiche è compatibile con la Legge aperture dei negozi. Non lo è invece con la Legge sul lavoro (in particolare con l’articolo 25 OLL2) che fissa i limiti dell’impiego domenicale del personale per i negozi che hanno un assortimento limitato ai prodotti di prima necessità indirizzati ai turisti. Su questo naturalmente, porremo la massima attenzione in collaborazione con l’Ufficio dell’Ispettorato del Lavoro.
Alla luce delle modifiche decise domenica 18 giugno, si impone la necessità di avviare il confronto sociale ed entrare nel concreto della discussione per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro. Un contratto che dovrà essere migliorativo delle condizioni di lavoro del personale. Ad esempio, attraverso soluzioni a sostegno della conciliazione tra lavoro e vita familiare, alla frammentazione del tempo di lavoro, alla rivalutazione dei salari minimi ed effettivi e a un aumento del diritto a giorni di vacanza.
Nel rispetto del voto dello scorso mese, restiamo però convinti che a fare la differenza non sarà mai l’estensione degli orari di apertura. Il commercio in Ticino, nella sua quotidianità, soffre di altri fattori quali, in particolare le vendite online ed il turismo degli acquisti a sua volta condizionato dal basso potere d’acquisto dei salari ticinesi.
Paolo Locatelli