Siamo quasi giunti al termine del nostro anno giubilare. È stato intenso e ricco di occasioni di incontro, molte di queste inattese e perfino inimmaginabili un anno fa quando abbiamo iniziato a imbastire un programma di eventi e progetti per festeggiare il secolo di vita della nostra Organizzazione in Ticino.
 
Un Centenario molto intenso
Ci siamo impegnati per rispondere alle numerose sollecitazioni che abbiamo ricevuto per far conoscere la storia e l’attività attuale del nostro sindacato. Lo abbiamo fatto sottolineando una cosa importante, che abbiamo avuto modo di ricordare sia durante la Festa dell’11 maggio a Castelgrande a Bellinzona sia all’inaugurazione della mostra organizzata in collaborazione con la Biblioteca cantonale a Lugano. Cioè come i valori e i principi dei quali persone come Mons. Del-Pietro e di molti altri che lo hanno seguito si sono fatti portatori, devono essere riconquistati. 
Valori come la solidarietà, la sussidiarietà e il bene comune, la centralità della persona sono attuali anche oggi, perché sono costitutivi della vita sociale in tutti i tempi. La riconquista di questi valori nella concretezza del mercato del lavoro è il nostro impegno quotidiano. Perciò, rileggere l’esperienza dei fondatori per avere coscienza della nostra identità per rendere più chiaro il nostro compito e saperci assumere delle responsabilità, oggi.
Con questa consapevolezza siamo stati a trovare Papa Francesco in Piazza San Pietro a Roma il Primo Maggio, abbiamo accolto l’11 maggio a Bellinzona oltre 200 ospiti. Infine, la mostra nella Biblioteca cantonale di Lugano ha ospitato oltre 2000 visitatori, tra i quali la sera dell’inaugurazione anche i familiari di numerose personalità che hanno contribuito in questi 100 anni a costruire passo per passo l’OCST.
Negli incontri fatti e nei colloqui avuti abbiamo anche espresso la nostra opinione sui temi più importanti dell’economia e del mercato del lavoro ticinese incontrando sempre un interesse per la posizione originale della nostra azione sindacale, attenta a contestare gli abusi che subiscono lavoratrici, lavoratori, residenti e stranieri, donne e uomini, ma pronta a confrontarsi con il datore di lavoro, l’avversario politico o l’interlocutore istituzionale.
Con questo atteggiamento abbiamo accolto favorevolmente il compromesso politico per un congedo paternità pagato di 10 giorni per tutti, accettando di ritirare l’iniziativa popolare che ne chiedeva 20. Sorprendendoci, però, per la decisione – che ci auguriamo fallimentare – resa nota qualche giorno fa di lanciare un  referendum contro la decisione del Parlamento nazionale sul congedo paternità. Esponenti politici che vivono su un altro pianeta! 
Francamente anche la decisione di opporsi alla riforma fiscale, appena votata dal nostro Gran Consiglio - che contiene qualche proposta che possiamo non condividere - è un’occasione persa per consolidare scelte politiche interessanti e per rafforzare la concordanza in un quadro politico nazionale e cantonale dove il confronto aspro tra sinistra e destra rischia di portare a soluzioni sfavorevoli per i lavoratori, contro l’interesse delle persone più esposte alla povertà e contro la qualità della nostra scuola.
Ma su questi argomenti non mancheremo di prendere posizione.
 
Politica federale e mercato del lavoro
A livello nazionale il sindacato di cui siamo parte, Travail.Suisse, ha preso posizione sull’ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro misurato attraverso il «Barometro delle condizioni di lavoro». Seguiamo anche attentamente le decisioni parlamentari e del Consiglio federale sulle misure che riguardano il sostegno economico dei disoccupati anziani, i diritti dei familiari curanti, i provvedimenti per rendere sostenibili i premi di cassa malati, le proposte per consolidare l’AVS e il Secondo Pilastro, l’Accordo istituzionale tra il nostro Paese e l’UE con le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Ci occuperanno nel corso del prossimo anno anche i problemi della parità salariale nelle aziende ticinesi con un progetto che accompagnerà l’entrata in vigore delle modifiche della legge sulla parità dei sessi e quelli legati alle richieste di modifica della legge sul lavoro vòlte a una flessibilizzazione unilaterale e oltre ogni limite del tempo di lavoro.
Sul mercato del lavoro e sull’aumento dei lavoratori frontalieri, che il nostro sindacato rappresenta in numero importante, abbiamo rilasciato dichiarazioni che volevano sottolineare soprattutto come il Ticino rimanga molto attrattivo per i lavoratori italiani, anche perché le aziende richiedono sempre più nuovi profili qualificati. Una parte preponderante di questi nuovi posti vengono occupati da lavoratori frontalieri. Il settore terziario è quello che più di ogni altro registra importanti distorsioni, anche a livello salariale. È il settore d’altronde nel quale ci sono meno norme contrattuali da rispettare e nel quale ancora si avverte l’assenza di contratti collettivi di lavoro applicabili. È insomma il settore che necessita delle più efficaci misure di accompagnamento. Se da un lato i frontalieri contribuiscono al buon andamento della nostra economia e all’incremento del gettito fiscale, dall’altro sono, loro stessi, maggiormente esposti al rischio di una speculazione. La maggior precarietà che ne risulta equivale a un’ulteriore pressione al ribasso dei salari, anche dei residenti, in un Cantone dove i livelli retributivi già sono inferiori alla media svizzera. Ciò dovrà portare a strumenti di controllo e a interventi più incisivi. Le dichiarazione generiche di volere una maggiore protezione dei salari in Ticino non ci bastano più. Vogliamo interventi che sostengano la contrattazione collettiva – come abbiamo ripetuto molte volte -. E la decisione ormai vicina del Gran Consiglio sul salario minimo legale deve essere per noi e i nostri parlamentari l’opportunità per sottolineare questo obiettivo. Come pure è quasi concluso l’esame della nostra iniziativa parlamentare che obbliga gli enti privati sussidiati dal Cantone, per esempio nel settore sociosanitario, ad applicare le condizioni di lavoro dei contratti collettivi.
 
Uno sguardo al prossimo anno
Il 2020 sarà l’anno del Congresso cantonale: si terrà il 10 ottobre a Lugano. Sarà un’occasione per coinvolgere le delegate e i delegati di categoria. È un punto sul quale vogliamo lavorare sin dall’inizio dell’anno nuovo e voi sarete una parte importante di questo lavoro di preparazione del Congresso.