Ero un bambino quando la Monteforno ha chiuso i battenti e mai avrei pensato che un giorno avrei lavorato all’OCST, il sindacato che più si è battuto per la salvaguardia di un’azienda che è arrivata ad occupare fino a centinaia di operai, fin dai tempi di Mons. Del-Pietro, ma anche, in seguito, con l’impegno di Meinrado Robbiani e Romano Rossi, nostro compianto presidente e sindaco per molti anni di Giornico.
 Un’azienda che ha trasformato profondamente la storia industriale del nostro cantone.
Ma non solo. Come poteva l’arrivo di un’impresa così imponente non segnare la vita nelle Tre Valli? La vastità della struttura e del sedime che la ospitava, l’imponente numero di operai che hanno finito per popolare le regione, hanno avuto un impatto importante che è perdurato anche dopo la chiusura. 
Attorno all’azienda si è sviluppato un notevole movimento sociale alimentato dai flussi migratori che hanno finito per creare comunità coese eppure fortemente integrate nella società vallerana. La chiusura è stata per molti uno shock, seppure annunciato, e non solo per chi aveva perso il lavoro. Uno shock non facile da dimenticare, anche a causa dello stato di abbandono in cui ha versato per molti anni l’area della ex Monteforno. 
Le discussioni sono state infinite, basti pensare che, a 25 anni dalla chiusura, la partita non è ancora conclusa. Alcune aziende hanno ricominciato a popolare la zona e da poco sono iniziati i lavori per la costruzione dell’Area multi servizi e centro di controllo veicoli pesanti nell’ex parco rottami.
L’area ha potuto essere finalmente risanata, com’era necessario. Perché il fallimento della Monteforno non ha lasciato solo strascichi economici e occupazionali, ma anche ecologici. Era quindi importante risanare il terreno e recuperarlo per un uso utile per la comunità e che ripopolasse la zona con qualche attività economica.
La bellezza del paesaggio delle Tre Valli, in gran parte incontaminato, si sta purtroppo spopolando, ed è un destino che condivide con molte vallate alpine, proprio per la mancanza di aziende e dell’indotto che queste creano: fornitori, clienti, ristoranti, bar, negozi. Basti pensare che tra il 2017 e il 2018, abbiamo perso circa 300 posti di lavoro. Per questo sono molto preoccupato, tanto che ho centrato la mia campagna elettorale proprio su questo tema. Non vogliamo che queste zone diventino musei a cielo aperto, belli, ma inadeguati per essere abitati, privi di vita sociale, dai quali si scappa per trovare un’occupazione altrove.
E allora ben vengano le iniziative come l’Area multi servizi e le aziende che si installano. La mobilità del futuro per il nostro Cantone posiziona le valli, e specialmente l’ex Monteforno, in una zona strategica, lontana dal traffico delle frontiere e dei nuclei cittadini, ma ricca di servizi per i trasporti sia su gomma che su rotaia. Un’area che ben si presta per vivere: un contesto di bellezze naturali straordinarie e che offre un’ottima qualità di vita. In questo senso vuole investire anche il Consiglio di Stato nel suo messaggio sulla Politica delle regioni dismesse. In una mentalità sempre più orientata all’ecologia, è importante evitare di concentrare le attività economiche nelle zone consuete e sfruttare aree che erano già attrezzate, come appunto quella di Giornico, piuttosto che riconvertire terreni agricoli a scopo industriale.
 
Claudio Isabella, da «il dialogo»