Da molti punti di vista il 2023 può essere ritenuto un anno contrassegnato dai mutamenti, alcuni dei quali sono tuttavia lo sviluppo di situazioni originatesi già nel 2022.

La prima novità è data dalla conduzione della nuova direttrice del DECS, volente o nolente erede di dossier impostati e avviati dal suo predecessore. Tra questi incarti il più noto è quello della sperimentazione del superamento dei corsi A e B in matematica e in tedesco alle scuole medie, a cui OCST-Docenti partecipa in veste di membro del gruppo di accompagnamento. Allo stesso tempo l’onorevole Carobbio ha posto in consultazione, ma non tra i sindacati della scuola, un disegno di riforma delle leggi inerenti ai tre settori della scuola dell’obbligo (SI, SE, SM) i cui effetti si estendono fino al tema dei cosiddetti «livelli». 
Infine il progetto di incaricare il consiglio di classe al termine della quarta media di redigere un profilo dell’allievo e di «consigliare» percorsi formativi da seguire nel settore post-obbligatorio e professionale ritenuti «più promettenti» sulla base dello stesso profilo rivela la crescente preoccupazione a voler gestire la diversità delle persone e a orientarle, a prevederne i comportamenti, proprio mentre sembra essere meno importante offrire a tutti un’uguaglianza di opportunità formative senza porre ipoteche sul futuro.

Da sviluppo integrale e armonico della persona ad allievo flessibile e globale nella sostenibilità
Confrontando ad esempio tra loro questa serie di atti, balza all’occhio come il «Piano di studio del 2022» sintetizzato nell’opuscolo del 2023 definisca il «concetto di competenza» come qualcosa che si «realizza attraverso la combinazione di quattro elementi: conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori» introducendo la novità dei «valori» come componente costitutiva della «competenza» scolastica. Analogamente colpisce come nelle nuove versioni si sia fatta spazio la new entry dell’«educazione allo sviluppo sostenibile» tanto cara alla politica federale, inserita tra i «contesti di formazione generale» e le «competenze trasversali» senza definire chiaramente e formalmente il rapporto che intercorre tra i tre elementi. Al contempo l’obiettivo della crescita del giovane, da sviluppo «integrale» (come nella tradizione pedagogica) e «armonico» della persona, come sancito all’art. 2 della legge della scuola, viene tramutata in sviluppo «globale», termine basato su chissà quale teoria pedagogica o educativa, entrando in equivoca assonanza con il fenomeno socioeconomico della globalizzazione. Non a caso nei testi recenti (specie nell’opuscolo) si accentua la richiesta, sin dalla scuola dell’infanzia, di una formazione dei bambini tesa «ad affrontare le incertezze», a «prendere decisioni» per «affrontare problemi complessi» e a «reagire con flessibilità alle diverse sollecitazioni quotidiane» in un allineamento dichiarato e sempre più immediato tra le esigenze del mercato del lavoro.

Alienazione e azione automatica di docenti e allievi
Se negli ultimi secoli l’alienazione del lavoratore era ritenuta una prerogativa degli operai nelle fabbriche, ora sembrerebbe che anche nel settore terziario e nella scuola i docenti siano posti in condizioni di simile estraneazione rispetto non solo agli strumenti del loro lavoro, spesso scelti a partire da logiche diverse rispetto alle necessità di chi insegna, ma anche in relazione alle disposizioni e agli obiettivi formativi da perseguire, o alle attività da condurre, tutti aspetti in costante ridefinizione per segmenti, senza una effettiva partecipazione da parte degli insegnanti, come se si fosse davanti al famoso orwelliano «Ministero della Verità», che riscriveva in continuazione i giornali eliminando le versioni precedenti e facendo sentire i cittadini (qui i docenti) fuori posto e sempre obsoleti o sospetti se cercavano di fondarsi su dati, esperienze o conoscenze acquisite in precedenza.
Un esempio lampante di tale alienazione è la riforma della formazione di base del settore commerciale, dove sussidi e obiettivi didattici sono preparati da una società privata a scopo di lucro («Ectaveo» tramite il suo spinoff «Konvinc») incaricata di recepire in una piattaforma digitale le richieste dei datori di lavoro e di tradurle in mete, in materiali e in attività formative tramite competenze operative. Nella serata del 5 ottobre OCST-Docenti con VPOD-Docenti e MdS hanno affrontato in un incontro intitolato «Scuola professionale, quo vadis?» proprio il tema della progressiva scomparsa delle discipline di studio nel mondo professionale pur di ottenere futuri lavoratori formati puntualmente solo per svolgere le prestazioni richieste, rinunciando ad offrire un sapere ordinato, sensato e strutturato che consenta loro di capire i principi e le leggi (della fisica, dell’economia, del diritto, dell’elettromagnetismo, dell’idraulica, ecc.) che spiegano la dinamica all’origine della riuscita dei loro atti, non solo nel campo commerciale. 
Se nel 1965 Max Frisch denunciava che «volevamo braccia e sono arrivati uomini», oggi si dovrebbe dire: «volevamo competenze operative e sono arrivati uomini» o meglio: «formavamo persone, ora formiano competenze operative».

Il disconoscimento del lavoro: condizioni, salari e pensioni
Nonostante l’approvazione parlamentare del Messaggio governativo 8302 che recepisce l’accordo con i sindacati e modifica la legge per trasferire il versamento del contributo «straordinario» di risanamento della cassa pensione (1% del salario assicurato) dai dipendenti al datore di lavoro e per introdurre un maggiore accredito di vecchiaia (3% del salario assicurato AVS) compensando quasi totalmente (con un maggior contributo per il dipendente dello 0,6 % del salario lordo) il calo delle rendite pensionistiche (che si ridurrebbe ad un 2% circa invece del 17% ca. in assenza di misure di compensazione), la questione delle pensioni resta in sospeso. Infatti la decisione parlamentare di applicare il referendum finanziario obbligatorio per la modifica di legge e il susseguente ricorso al Tribunale federale attuato da RdP che considera la maggior spesa come vincolata e non nuova, tengono aperto sia lo scenario di una votazione popolare diretta, sia la possibilità che la questione si fermi al voto del Gran Consiglio almeno finché un partito non decida di raccogliere comunque le firme per sottoporre a referendum le misure compensative. 
In aggiunta si somma il Preventivo 2024, che prevede un mancato adeguamento al carovita e un prelievo, quale «contributo di solidarietà», di un ulteriore 2% dai salari superiori ai 60’000 franchi.
Infatti, mentre negli ultimi decenni il Governo e il Gran Consiglio hanno peggiorato le condizioni lavorative, salariali e pensionistiche del proprio personale, agli insegnanti è stato chiesto in misura crescente di farsi carico delle caratteristiche e dei problemi degli allievi agendo in modo sempre più mirato e personalizzato, adottando misure e protocolli ad hoc. I docenti devono sempre più spesso adottare forme didattiche nuove e sperimentali (come la differenziazione pedagogica e la codocenza), che comportano maggiori responsabilità e oneri lavorativi, anche in termini di collaborazione accresciuta tra loro e con altre figure professionali.
A tale aumento della quantità e della qualità del lavoro non ha purtroppo corrisposto un aumento proporzionale delle risorse a disposizione dei docenti, né della qualità delle strutture (basti ricordare la cronica carenza di spazi e strumenti adeguati al lavoro negli istituti).
È ora di porre fine alle modifiche unilaterali e sempre al ribasso delle condizioni lavorative, contrattuali e salariali dei docenti. Se il Cantone Ticino incontra problemi finanziari nella pubblica amministrazione li risolva in quell’ambito, esso non deve attingere agli stipendi o risparmiare sulle pensioni e sulle condizioni di lavoro dei suoi dipendenti per far quadrare i conti. Il lavoro va pagato e riconosciuto, anche quello dei dipendenti pubblici, senza discriminazioni. Continuando a disconoscere il valore del lavoro collasserà il sistema, che non può reggersi solo sui due poli estremi dei globalisti e dei dipendenti da sussidi.

Gianluca D'Ettorre, Presidente OCST-Docenti