Da vent’anni si attendeva la modifica della Legge sull’apertura dei negozi che non veniva aggiornata dal lontano 1968.

Questa legge meritava di venire adeguata alle nuove esigenze di consumatori e commercianti. Improvvisamente si è riusciti a trovare un compromesso che aveva convinto tutti e aveva permesso di firmare un contratto collettivo con alcune importanti migliorie delle condizioni di lavoro di chi opera nel settore. La nuova legge è entrata in vigore solo due anni fa, due anni per nulla ordinari, durante i quali è scoppiata la pandemia e alcuni settori del commercio sono stati penalizzati e altri nettamente favoriti.
Il Gran Consiglio ha deciso di procedere ad un ulteriore ampliamento degli orari dei negozi e questo senza nessuna buona ragione.

Un periodo di rodaggio troppo breve
La Legge sull’apertura dei negozi nella forma approvata nel 2015 ed entrata in vigore nel 2020, non ha ancora mostrato i suoi pregi e i suoi difetti. I commercianti non hanno potuto ancora verificare gli effetti perché il periodo di rodaggio è durato solo due anni durante i quali si sono verificati due terremoti epocali che hanno causato nell’ordine: la chiusura degli esercizi commerciali che fornivano prodotti non essenziali, la chiusura delle frontiere, la crisi delle forniture e l’inflazione. Come può questo periodo essere indicativo di quello che vive normalmente il commercio al dettaglio ticinese?

Una decisione presa in modo superficiale
Il rapporto votato dal Parlamento sull’iniziativa Speziali, non contiene nessun dato sulla reale efficacia che una più prolungata apertura serale e domenicale potrebbe portare agli esercizi commerciali del nostro Cantone. Di più, in realtà in questo rapporto viene citato uno studio inesistente.
Non è serio proporre al Parlamento di sostenere una decisione che incide sulla vita di numerose lavoratrici e lavoratori senza essere in grado di quantificare gli effetti che questa decisione porta sia come vantaggi per i commercianti, che come svantaggi per chi lavora.
Esistono invece studi realizzati all’estero, dove la liberalizzazione degli orari dei negozi è stata applicata, che mostrano che le vendite settimanali restano sostanzialmente stabili, con uno spostamento del fatturato verso la domenica e la sera. In sostanza si verifica soprattutto un cambiamento delle abitudini di consumo. Del resto è piuttosto comprensibile, a meno che il portafogli non si riempia di più, quello che si può spendere rimane sostanzialmente costante... Inoltre, chi dal Ticino si reca all’estero per gli acquisti lo fa soprattutto per i prezzi, e molto meno per i negozi chiusi la domenica.
Del resto, quanti commercianti hanno davvero usufruito di quanto era già permesso a partire dal 2020? Anche su questo punto non esistono dati ufficiali, ma l’esperienza e l’osservazione della realtà ci conducono a dire che solo una minoranza ha usufruito della possibilità di tenere aperto più a lungo l’esercizio commerciale.

Snaturata una legge pensata per favorire i piccoli commerci
Uno degli aspetti più controversi della modifica è certamente l’ampliamento della superficie  commerciale che permetterà anche alla grande distribuzione di mantenere aperti i negozi la domenica nelle località turistiche. In questo modo si snatura una legge pensata per favorire i piccoli commerci, già così penalizzati dalla diffusione della grande distribuzione.

La tattica del salame
In sostanza quello che emerge è che si è applicata la famosa tattica del salame: si strappano delle piccole aperture, che sembrano insignificanti, ma che si vanno ad aggiungere a quanto già concesso, condizionando la vita familiare delle lavoratrici e dei lavoratori, che peraltro in tutto questo processo non sono stati nemmeno consultati.

Un no deciso alle modifiche di legge: è referendum
L’OCST ha deciso di opporsi in maniera decisa e raccoglierà le firme per un referendum contro queste modifiche di legge che non migliorano la condizione dei piccoli negozi e peggiorano le condizioni di lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore.

Cambiamenti introdotti dalla modifica della Legge sull’apertura dei negozi
Il Gran Consiglio ha deciso di modificare, dopo soli due anni, la Legge sull’apertura dei negozi. In particolare queste sono le modifiche previste:
- Una apertura domenicale in più all’anno (da 3 a 4 domeniche).
- La legge del 2015 aveva concesso l’apertura nei giorni non parificati alla domenica (San Giuseppe, San Pietro e Paolo, Corpus Domini, Lunedì di Pentecoste e Immacolata) fino alle 18.00. Ora la chiusura verrà spostata alle 19.00.
- La legge del 2015 aveva concesso l’apertura tutte le domeniche e tutti i giorni fino alle 22.30 per i negozi con una superficie inferiore ai 200m2 e localizzati in una zona turistica. Ora i negozi con una superficie fino a 400m2 potranno usufruire di queste aperture la sera e la domenica.

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Paolo Locatelli