Lo scorso ottobre la nota società ticinese Helsinn Healthcare, che opera nello sviluppo e nella commercializzazione di prodotti farmaceutici innovativi, aveva annunciato il licenziamento di circa 50 collaboratori.
L’OCST si è subito mossa per cercare un dialogo con la direzione e proporre una collaborazione. Purtroppo non c’è mai stata apertura da parte del management di Helsinn. L’azienda ha seguito le procedure previste dalla legge, ma non ha mai dimostrato una reale disponibilità a condividere alternative e a generare una discussione costruttiva. Nel giro di un mese è stato dato l’annuncio dell’esubero, è stata gestita la fase di consultazione e sono state comunicate le disdette. Rimangono da parte nostra – e da parte di diversi impiegati coinvolti nell’esubero - i dubbi sui criteri oggettivi (o meno) definiti per individuare le posizioni in eccesso, sull’entità ed il meccanismo di definizione delle misure di accompagnamento ed infine sulla reale disponibilità da parte dell’azienda a mettersi in ascolto dei propri collaboratori.
A distanza di poche settimane è arrivata la notizia che un’altra impresa del settore chimico farmaceutico del Ticino è costretta ad attuare una razionalizzazione del suo organico. La Soho Flordis International Switzerland SA, impresa globale che sviluppa soluzioni mediche a base naturale, annuncia la necessità di ridurre di circa 40 unità il suo organico presente presso il sito di Bioggio. Una notizia che già di per sé genera preoccupazione ancor di più se collegata alle sorti della Helsinn. Di nuovo l’OCST ha segnalato alla direzione del personale la sua volontà a contribuire nella fase di consultazione. In questo momento stiamo incontrando il personale dell’azienda, capendo il contesto e valutando le diverse necessità. Prima che l’azienda possa procedere con le disdette proveremo a fissare un incontro. L’obiettivo è quello di chiarire le motivazioni di questo ridimensionamento, sapere se ci sono risorse a disposizione per le uscite, valutare le modalità di gestione dei licenziamenti e proporre soluzioni maggiormente rispondenti alle esigenze delle persone.
Di fronte a questi due casi, scongiurando il problema di settore visto che si tratta di problematiche puntuali e inerenti a logiche di business più che di settore, emergono due perplessità:
- La constatazione di quanto sia complesso non solo creare partnership, ma anche solo impostare una relazione di dialogo e di confronto trasparente con le imprese del settore chimico farmaceutico.
- La crescente difficoltà a creare, anche in condizioni di crisi, un senso di rivalsa collettivo all’interno di certi contesti professionali.
Da parte nostra rimaniamo aperti ad un eventuale dialogo con le imprese del settore chimico farmaceutico ricordando che l’obiettivo principale di una partnership non è solo il miglioramento delle condizioni individuali di chi lavora, ma la possibilità di costruire una relazione di uguaglianza tra direzione e produzione. In un contesto professionale in continua trasformazione, il mantenimento dei posti di lavoro ed il miglioramento dell’occupabilità delle persone passano attraverso strumenti di contrattazione moderni e trasparenti che si fanno espressione di contesti avanzati e innovativi.
Paolo Coppi