Il Comitato direttivo dell’OCST ha preso atto del fatto che il voto del prossimo 29 aprile, che pur riguarda solo gli aspetti fiscali della riforma fiscale e sociale proposta dal Consiglio di Stato e approvata dal Parlamento, in virtù di un accordo politico che prevede che l’entrata in vigore di una parte è indissolubilmente legata all’altra, mette una seria ipoteca anche sulle riforme sociali proposte.

Le misure proposte a sostegno della conciliazione tra lavoro e impegni familiari sono necessarie ed attese da tempo. L’esclusione dal lavoro, la sottoccupazione, la disparità salariale sono temi che per molti aspetti derivano dal nodo ancora insoluto del rapporto tra tempo privato, della cura e tempo del lavoro.  Un intervento deciso in questo ambito è un obiettivo politico e sociale irrinunciabile per il quale è stato finalmente trovato un consenso trasversale.

Rispetto alla cura dei bambini, è importante intervenire in due direzioni: da una parte per un aumento delle strutture a disposizione e dall’altra per un miglioramento delle condizioni salariali e di lavoro di chi opera nei nidi d’infanzia e nelle strutture di accoglienza. Ogni anno vengono formate numerose educatrici che, ottenuto il diploma, faticano a trovare un’occupazione che consenta loro di essere economicamente indipendenti. I salari e le condizioni di lavoro proposti in numerose strutture non sono commisurati alla delicatezza e all’impegno richiesto dal compito che devono svolgere.

Per raggiungere questi obiettivi, garantendo nel contempo rette sostenibili per le famiglie, servono più risorse.

Ci sono poi le questioni, di primaria importanza, del riconoscimento dell’impegno per coloro che si prendono cura dei familiari malati, e del finanziamento per la creazione di un centro di competenza sulla conciliabilità tra lavoro e famiglia, che raggrupperà le attività dei consultori per la parità dei sessi che hanno perso i finanziamenti della Confederazione. 

La riforma sociale propone appunto 20,6 milioni di franchi all’anno in più destinati alle famiglie, al finanziamento delle strutture di accoglienza extrascolastiche, ai nidi, e al sostegno ai familiari che si prendono cura dei grandi invalidi. Il fatto che queste risorse verranno dalle aziende è un ottimo segnale di presa di coscienza delle esigenze che ruotano attorno al tema della conciliazione tra la vita familiare e quella lavorativa.

 

Riforma fiscale

In una presa di posizione su questa riforma, l’OCST aveva già avuto modo di esprimere dubbi sul sistema della concorrenza fiscale intercantonale. Il rischio è che venga innescato un circolo vizioso che spinge, per accaparrarsi i contribuenti, ad abbassare artificialmente le imposte riducendo le risorse che lo Stato può investire per il benessere dei suoi cittadini. Tuttavia questo sistema è stato sostenuto dal popolo svizzero e ciò non può essere ignorato. L'OCST inoltre sottolinea che la tendenza mondiale alla concentrazione dei capitali e all'aumento della diseguaglianza sono negativi per un sano sviluppo della società e dell'economia. Se in Svizzera e in Ticino, grazie al buon livello di redistribuzione operata tramite la fiscalità e il sistema di welfare, il livello di disuguaglianza non è eccessivo, bisogna tenere alta la guardia.

Quanto proposto da Governo e Parlamento sembra comunque mantenersi in un equilibrio che, per evitare la fuga dei contribuenti, non cade nell’eccesso della concorrenza a tutti i costi; tanto più se inserito nel contesto della prevista abolizione dello statuto speciale delle società multinazionali che sembra essere imminente per evitare la discussa entrata della Svizzera nella lista nera dell’UE.

Per queste ragioni il Comitato direttivo dell’OCST sostiene il Sì alla modifica della Legge tributaria.

 

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