La situazione nel nostro cantone sta in queste ore degenerando. In troppi stanno purtroppo esprimendo una totale mancanza di umanità e di senso della realtà.
Ci riferiamo in particolare alle numerose aziende che in queste ore stanno mettendo in piedi dormitori improvvisati per i lavoratori frontalieri che non sarebbero accettabili in condizioni normali e men che meno in una situazione di seria emergenza sanitaria. A queste si aggiungono richieste di non lasciare il cantone nel prossimo mese, aziende che prenotano alberghi per i lavoratori chiedendo loro di contribuire alle spese.
Sono prevaricazioni che disgustano. Denunceremo queste situazioni, oltre che pubblicamente come stiamo facendo ora, anche alle autorità competenti.
Poniamo anche un'altra questione, chi si prenderà cura della salute di queste persone che non hanno copertura assicurativa nel nostro cantone? Chi si assumerà le spese delle loro cure? Il nostro sistema sanitario è preparato a sostenere un carico aggiuntivo di potenziali pazienti? Occorre essere coscienti che le norme attuali non garantiscono un'assistenza sanitaria ai lavoratori frontalieri.
Ciò che evidentemente non è chiaro all'economia cantonale è che ora è urgente cambiare passo, fermare le attività non indispensabili per consentire di portare avanti esclusivamente i servizi strettamente necessari alla persona. Alcune aziende responsabili stanno agendo in questa direzione, ma sono ancora troppo poche, come testimoniano le code infinite alle nostre dogane in entrata e in uscita dal Paese.
Chiediamo in questo senso un intervento responsabile delle associazioni padronali.
È importante in queste ore dare un sostegno concreto alle lavoratrici e ai lavoratori del settore sociosanitario, che si mettono a disposizione per turni prolungati. È essenziale innanzitutto che siano sospese negli ospedali tutte le attività non necessarie e non urgenti.
Infine sulla scuola. In queste ore ci sono due importanti interessi apparentemente contrastanti: quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, specialmente del settore sociosanitario, che vivono un'importante necessità rispetto alla cura dei figli, e quella dei docenti, che sono esposti, insieme ai bambini e alle relative famiglie, ad un rischio maggiore di contagio.
Ricordiamo che anche tra le file dei docenti ci sono persone che, per età o condizione fisica, sono maggiormente esposti al rischio di subire conseguenze gravi e molto gravi per la propria salute e che nelle loro famiglie spesso ci sono situazioni di malattia: queste persone devono poter essere protette.
Continuare nelle scuole dell’obbligo la consueta attività didattica, che finora non ha potuto garantire l’osservanza di varie prescrizioni sanitarie fondamentali (lavaggio frequente delle mani, chiusura dei cestini, distanza sociale, evitare il passaggio di oggetti, evitare assembramenti in luoghi ristretti, aerare compiutamente le aule e i corridoi,…) è improponibile.
Se, contrariamente a quanto richiesto da molti autorevoli professionisti del settore, si decide di mantenere aperte le scuole, per ragioni sanitarie e non formative, allora anche in queste strutture si deve finalmente porre come massima priorità quella del rigoroso e costante rispetto di tutte le norme sanitarie che valgono per il resto della popolazione, senza discriminare chi è tenuto a frequentare gli stabili scolastici.
È anche urgente prevedere misure specifiche a tutela della salute degli allievi e dei docenti che, per condizioni personali (per età anagrafica, per connessione a patologie, difficoltà respiratorie, immunodepressione o per altre ragioni ancora) sono ritenuti particolarmente a rischio.
L'OCST ha inoltre inviato una lettera al Consiglio di stato chiedendo, a tutela degli impiegati pubblici, di invitare la popolazione a limitare l'accesso agli uffici pubblici alla stretta necessità, rinviando le questioni non urgenti, di introdurre il telelavoro e di prevedere congedi pagati per il personale che per ragioni di impegni familiari dovesse prendersi cura dei figli.