Nella manovra finanziaria varata alla fine di dicembre, il Governo ha ufficialmente approvato la nuova tassa sulla sanità per i “vecchi frontalieri”.

L’Italia non ha quindi dato ascolto a chi, come noi, aveva chiesto la cancellazione di questa nuova imposta, come del resto il Governo non ha fatto marcia indietro su nessun altro punto della finanziaria, considerata fin da subito come “blindata”.

Nonostante questo, le nostre azioni di protesta hanno convinto il Governo a rivedere le cifre, inserendo un tetto massimo di 200 € mensili, contro quel folle 6% che Roma aveva ipotizzato.

Al momento non sono noti altri dettagli. Le cifre precise per le fasce di reddito, così come le modalità pratiche di pagamento, dovranno essere stabilite dalle Regioni nel 2024 con applicazione nel 2025.

La posizione di OCST

Il nostro sindacato – pur non avendo alcun potere diretto su una norma unilaterale decisa in Italia – aveva fin da subito protestato, chiedendo in modo deciso ai parlamentari di confine di tutelare il proprio elettorato. Siamo stati ascoltati solo in parte.

Ribadiamo pertanto con fermezza la nostra posizione di contrarietà a questa nuova tassa. Dal nostro punto di vista, un eventuale contributo per la sanità da parte dei “vecchi frontalieri” (tema che comunque necessita di una regolamentazione) andava discusso, quantificato e concordato con le parti sociali.

Soprattutto rimarchiamo come questa tassa sulla sanità risulta contraria al nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, negoziato proprio dall’Italia con la Svizzera, tramite il quale avevamo ottenuto la garanzia che i “vecchi frontalieri” sarebbero stati tassati esclusivamente in Svizzera.

In molti ci state anche chiedendo se valga la pena di aderire alla raccolta di firme online promosse da enti autonomi e comitati di protesta. Di certo noi non ci opponiamo a simili iniziative e anzi le accogliamo come un fattore positivo che sottolinea il sentimento di sconcerto dei frontalieri. Tuttavia troviamo corretto e responsabile informare le lavoratrici e i lavoratori di come l’impatto legale di questa soluzione sia nulla, in quanto la finanziaria è già stata approvata dal Parlamento e iscritta in Gazzetta Ufficiale. Inoltre per gli ambiti tributario e contributivo non sono ammessi referendum (e anche fosse possibile, il tetto minimo di firme sarebbe comunque impensabile da raggiungere).

Questo ovviamente non significa che restiamo fermi a guardare. Fino ad oggi infatti siamo stati gli unici che hanno provato ad intervenire prima che venisse approvato questo scempio, riuscendo perlomeno a ridurre drasticamente le cifre richieste.  

Non ci fermeremo qui. Chiederemo alle Regioni di coinvolgerci nei tavoli di lavoro dove verranno stabilite le modalità di applicazione per dare voce ai frontalieri. Inoltre, tramite degli studi approfonditi che stiamo già avanzando, valuteremo la fattibilità legale dei ricorsi in quanto restiamo convinti che si tratti di una soluzione anticostituzionale e, come già detto, contraria anche agli accordi presi con la Svizzera.

Vi terremo aggiornati.