OCST prende atto delle misure adottate da Helsinn. Una ristrutturazione che fa emergere un dato inconfutabile: senza una dimensione collettiva della trattativa non c’è vera consultazione!
La nota società farmaceutica con sede a Lugano già nel 2022 aveva dato seguito ad un processo di ristrutturazione aziendale. Lo scorso settembre la direzione ha nuovamente previsto un piano di ridimensionamento e, nel rispetto delle procedure legali, ha avviato l’iter di comunicazione, consultazione del personale ed informazione della Sezione del lavoro.
Allora come oggi erano stati preannunciati una sessantina di esuberi ed allora come oggi l’impatto effettivo è stato alla fine mitigato: l’azienda ha comunque proceduto a notificare una quarantina di disdette nel 2022 e ad altrettante nel 2023. Nel mezzo una serie di misure alternative tra cui – per esempio – pre-pensionamenti, cambi di ruolo e, laddove possibile, diminuzione degli orari di lavoro. Inoltre, alle persone in uscita, sono state concesse indennità ulteriori rispetto a quanto previsto in caso di disdetta e la possibilità di beneficiare di un servizio di outplacement. In altre parole è stato attuato quello che sin dall’inizio OCST chiedeva: un piano sociale.
Il nostro sindacato ha preso atto di quanto fatto dalla Helsinn, delle motivazioni che hanno spinto l’azienda ad attuare un progetto di riduzione, del rispetto delle norme, dello sforzo di comunicare e dei tentativi di coinvolgere il personale implicato. Rimane l’amarezza per la perdita d’impiego subita da diversi collaboratori, sebbene si possa guardare con un certo ottimismo l’attuale mercato del lavoro nel settore farmaceutico ed il possibile riassorbimento di parte del personale coinvolto.
Tuttavia, oltre alle spiacevoli conseguenze poste a carico dei collaboratori, questa ristrutturazione manifesta ancora una volta la difficoltà ad affrontare, in caso di crisi aziendali, la dimensione collettiva e quindi – in un certo modo – la pretesa a voler gestire individualmente ogni negoziazione.
La nostra “ostinazione” non è di natura ideologica, non c’interessa difendere un principio astratto di giustizia sociale, ma al contrario è una constatazione molto concreta. Il caso Helsinn – al netto di tutto quanto messo a disposizione dall’azienda – fa emergere una leggerezza nella procedura prevista in caso di licenziamento collettivo. Sebbene la Legge imponga un coinvolgimento dei lavoratori (licenziamenti collettivi, artt. 335d – 335g CO), è evidente che, in assenza di una rappresentanza del personale, il confronto tra datore di lavoro e singolo collaboratore pone un problema oggettivo di equilibrio: il rapporto di forza – anche in considerazione del delicato momento – è tremendamente sbilanciato a favore dell’impresa.
Nell’ambito di una crisi aziendale impedire un livello collegiale di confronto non fa che confermare la linea implicitamente imposta dall’azienda e rischia di non prendere in considerazione soluzioni veramente alternative. Questo accade anche laddove il datore di lavoro pensi di approcciare la situazione nel migliore dei modi.
Valutando comunque positivamente – rispetto al caso Helsinn - parte dei risultati ottenuti e la garanzia che la fase di ristrutturazione sia ormai archiviata, OCST evidenzia l’importanza fondamentale della dimensione collettiva: senza la procedura prevista dalla legge si rivelerebbe una farsa! Non vi sarebbe alcuna consultazione effettiva e pertanto verrebbe meno il rispetto dei collaboratori!