Lo scorso 28 giugno u.s. la Società Burberry ha comunicato ai dipendenti l’apertura della procedura di consultazione a seguito di un possibile licenziamento collettivo.

 

I sottoscritti sindacati hanno tempestivamente  incontrato i dipendenti, i quali ci hanno conferito  formale mandato di rappresentanza allo scopo di ridurre al minimo i disagi derivanti da un eventuale licenziamento. 

Nella prima comunicazione, l’azienda ha dichiarato  che la misura avrebbe interessato 15 dei 35 dipendenti attualmente occupati nei 2 negozi ubicati all’interno del centro FoxTown.

I sindacati hanno immediatamente preso posizione scrivendo all’azienda chiedendo di  sospendere momentaneamente la procedura di consultazione al fine di poter avviare una proficua discussione tra le parti coinvolte, volta ad analizzare la fattispecie e a valutare le necessarie misure a salvaguardia dei collaboratori e dei posti di lavoro. 

I sindacati hanno preso contatto  anche con la Sezione del lavoro per chiedere sostegno in una situazione che fin da subito è apparsa critica considerando l’atteggiamento affatto collaborativo, arrogante e irrispettoso della dignità dei lavoratori che Burberry ha dimostrato già nelle prime battute di questa brutta vicenda. 

L’azienda e i suoi rappresentanti legali hanno fin da subito evitato il dialogo, preferendo discutere singolarmente con i collaboratori in una modalità riprovevole dove, sfruttando la paura e l’angoscia della possibile perdita del posto di lavoro, hanno giocato con la vita di uomini e donne, padri e madri di famiglia illudendoli di ascoltare le loro proposte. 

L’apice lo si è raggiunto venerdì u.s. quando l’azienda alle 15.33 ha scritto (una mail!!!) ai collaboratori comunicando la conclusione della procedura di consultazione e che avrebbe atteso le 16.30 (ben 57 minuti di tempo!!!) per ricevere eventuali comunicazioni da parte di dipendenti che volontariamente volevano lasciare l’azienda. Ma il peggio è che questa comunicazione è stata accompagnata da un ricatto: chi avrebbe dato il proprio consenso  al licenziamento avrebbe percepito un’indennità di uscita, chi, al contrario, non acconsentiva, sarebbe stato licenziato senza alcuna indennità di uscita.  Un atteggiamento più da barbari che da Burberry! 

Inutile sottolineare come il marchio Burberry, spalleggiato dai propri consulenti legali, abbia agito senza scrupoli e calpestando in maniera indegna i propri collaboratori e collaboratrici, che per anni hanno contribuito concretamente a generare ricchezza per l’azienda stessa. 

Oggi diciamo basta e con l’azione odierna, torniamo a chiedere all’azienda di voler aprire una vera e propria trattativa che serva a discutere e a concretizzare un piano sociale degno di questo nome. 

Parallelamente chiediamo alla Sezione di lavoro un cenno, allo scopo di affermare con forza, che certi atteggiamenti non possono essere tollerati nel nostro Cantone.