Nella giornata di oggi l’Unione svizzera degli imprenditori pubblica un comunicato che riporta i risultati di un’indagine condotta dall’Università di San Gallo dalla quale emergerebbe che la disparità salariale in Svizzera è quasi totalmente assente.

L’indagine dell’Università di San Gallo prende in considerazione un campione pari al 10% del totale delle imprese che sarebbero soggette, ai sensi della Legge sulla parità, all’obbligo di effettuare un’analisi sulla parità salariale. Al campione appartengono le imprese che l’analisi l’hanno effettivamente fatta.

Fin qui niente di male, se non che l’USI considera questo campione come rappresentativo di tutte le imprese svizzere. Ma non è così per vari motivi: anzitutto questa analisi considera solo le aziende con più di cento dipendenti, e questo riduce di molto il panorama imprenditoriale del nostro paese, e tra queste sceglie solo quelle che hanno effettivamente condotto l’analisi, che dimostrano cioè una certa sensibilità sul tema della parità. Posto infatti che l’analisi sarebbe obbligatoria, non c’è nessuna sanzione per le aziende che non fanno quanto previsto dalla legge, quindi esistono aziende che non sono ancora in regola e che non sono considerate dall’indagine.

Su questa base arrivare addirittura a concludere che i dati forniti dalla Rilevazione svizzera della struttura dei salari sono esagerati è quindi totalmente fuorviante. Generalizzare i risultati della ricerca dell’Università di San Gallo è come intervistare i tifosi allo stadio la domenica e concludere che il 100% degli svizzeri sia molto interessato al calcio!

Un altro aspetto: lo strumento Logib misura la discriminazione salariale, non semplicemente la differenza tra i salari delle donne e quelli degli uomini, e accetta un valore di discriminazione pari al 5%.

Il fatto quindi che si possa essere confortati (e per fortuna!) dai risultati ottenuti da una parte delle aziende, non significa che possiamo giungere alla conclusione che sia tutto a posto. C’è ancora molto lavoro da fare ed è per questo che domani le donne hanno tutte le ragioni di far sentire la propria voce nelle piazze di tutta la Svizzera.

Travail.Suisse e l’OCST propongono lo strumento Respect8-3.ch proprio per valorizzare le imprese che si impegnano per la parità e condannare pubblicamente quelle che non lo fanno. Perché questo strumento sia efficace è necessario che le lavoratrici e i lavoratori segnalino in modo anonimo l’inadempienza dell’azienda per la quale lavorano.

 

Davina Fitas, Responsabile OCST donna-lavoro