Tra qualche giorno sarà Natale. L’Altissimo onnipotente Iddio nasce da una donna, da lei prende la carne umana per condividere la nostra vita terrena e donarci la vita divina.
Nella messa del giorno di Natale leggeremo l’inizio del Vangelo di Giovanni dove troviamo questa frase: «E il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi». Prendendo spunto da questa affermazione, quest’anno vorrei trattare in questo breve articolo il tema dell’abitare. Dio viene ad abitare il mondo, ad abitare nelle case della gente, nelle nostre vicende umane di tutti i giorni. Vi propongo di riflettere su cinque aspetti dell’abitare. Abitare le nostre case con cura, abitare la Chiesa con partecipazione, abitare l’ambiente di lavoro con umanità, abitare il territorio con responsabilità e abitare la natura con rispetto.
Abitare la famiglia con cura. L’esperienza del COVID ci ha fatto comprendere come ciascuno di noi viva una fragilità, avverta il bisogno di essere ascoltato, accolto e accompagnato nel cammino della vita. Tutti sperimentiamo la solitudine e la sofferenza. Facciamoci, perciò, vicini gli uni agli altri con attenzione, ascoltando e consolando. La cura affettuosa è il balsamo di cui ogni essere umano ha bisogno. Il primo luogo dove questo può e deve avvenire è la propria casa, la propria famiglia. Viviamo le nostre relazioni familiari con simpatia, con complicità, con tenerezza.
Di recente è uscito sul Corriere del Ticino una bella intervista all’amministratore apostolico Alain che mette in luce tutti i problemi della Chiesa, non solo in Ticino, ma in Svizzera e in Europa. Uno degli aspetti fondamentali è il calo del numero delle persone che si riconoscono appartenenti alla Chiesa, perché delusi soprattutto dalla questione degli abusi. Che fare? C’è una speranza per chi crede, o la Chiesa è destinata a diventare sempre più di minoranza, se non addirittura a scomparire, almeno qui in occidente? Credo sia necessario un cambiamento radicale. Ogni battezzato è membro vivo della Chiesa che può essere cambiata solo dall’interno, partecipando ai momenti di confronto, di dibattito, (vedi cammino sinodale) ma soprattutto partecipando anche alla Messa. Il Concilio Ecumenico Vaticano II ci ricorda che «La Chiesa fa l’Eucarestia e l’Eucarestia fa la Chiesa», ciò vuol dire che la Chiesa progredisce come popolo di Dio nel momento in cui la comunità dei credenti ascolta la sua Parola e si nutre di Cristo, pane di vita. Durante la Messa, quindi, le persone crescono nell’unità, nella pace e attingono dal Signore quell’energia spirituale che consente loro di abitare la Chiesa e partecipare alla sua vita e a quella del mondo da protagonisti, con uno stile di servizio.
Abitare il lavoro con umanità. Credo sia questo il compito fondamentale di chi è iscritto al nostro sindacato e ancor di più di chi lavora nel sindacato. Spesso il luogo di lavoro è un luogo dove si sperimentano situazioni di fatica, incomprensione, sfruttamento, ingiustizia. Il cristiano ha il compito di rendere più umano l’ambiente di lavoro, ricordando l’importanza della dignità della persona che va sempre salvaguardata in ogni circostanza, della solidarietà e della ricerca del bene comune. È indispensabile, perciò, lottare per la giustizia, suscitare relazioni di mutuo aiuto, di sostegno, di concordia, essendo, come suggerisce il Papa, artigiani di pace.
Abitare il nostro territorio vuol dire essere consapevoli, come cristiani, di fare la nostra parte con responsabilità nel nostro quartiere, nel nostro Paese, per rendere il vivere quotidiano più bello per tutti. Il tempo libero, i servizi, la socialità, il volontariato sono ambiti i cui noi credenti possiamo accogliere, difendere, sostenere e tutelare gli altri. Possiamo farci promotori di un autentico clima di tolleranza, di dialogo tra le diverse culture di impegno per un vivere civile sereno.
Abitare la natura, il creato con rispetto. I giovani ci hanno reso attenti alla necessità della tutela del pianeta. Papa Francesco nell’enciclica «Laudato si’» parla di ecologia integrale. Considerando l’essere umano al vertice della natura, la difesa dell’ambiente non può prescindere da un’attenzione verso coloro che subiscono maggiormente i danni del degrado. Per tutelare la vita delle future generazioni è necessario ricercare un’armonia, una misura e camminare insieme verso una maggiore sobrietà, uno sviluppo che sia veramente sostenibile. In questo compito, noi cristiani abbiamo molto da dire.
Gesù nasce in una grotta, povero, lontano dai clamori della città, dove si esercita il potere e domina la ricchezza. Il Natale del Signore sia l’occasione per ciascuno di noi di riscoprire l’essenzialità del vivere. Ancora oggi il Signore viene ad abitare nelle case degli uomini perché, uniti nel suo amore, possiamo custodire insieme la nostra casa comune con gioia e bellezza. Buon Natale!
Don Marco Dania