© Ti-PressCi si è avviati alla ripartenza tra necessità, speranze, perplessità e qualche timore. Dopo le rigide regole volute dal Governo per arginare il picco di contagi, è ora il momento della responsabilità personale e collettiva. È ancora importante proteggersi, seguire le regole di distanza sociale, di protezione e di disinfezione all’interno delle aziende, ma anche all’esterno siamo chiamati, come consumatori e fruitori di servizi, a garantire la protezione della salute di chi ci sta attorno.
L’economia ha ottenuto ingenti aiuti pubblici da un lato nella forma di crediti agevolati, e dall’altro tramite una più ampia estensione delle misure di lavoro ridotto, che l’OCST ha chiesto a gran voce fin da subito per evitare licenziamenti affrettati, con la perdita di posti di lavoro e di competenze per le aziende. Tuttavia è difficile per tutti, anche per gli addetti ai lavori, capire quale sia la portata di questa crisi. Si possono fare previsioni che si appoggiano, specialmente per il nostro Paese, che ha una forte economia di esportazione, sulle previsioni fatte per i Paesi confinanti. Ciò che sembra verosimile è tuttavia che l’economia, e quindi la società, subiranno uno scossone epocale.  
Lo abbiamo già ricordato, in questa fase rischia di essere messo in crisi l’importantissimo sistema della formazione professionale per la carenza di posti di apprendistato che verosimilmente si verificherà e la possibilità che gli apprendisti in fine formazione vengano licenziati. In questa fase è vitale che le aziende anche in difficoltà si facciano carico della formazione delle giovani e dei giovani e che vengano sostenute in questo compito anche con aiuti finanziari straordinari. Chiediamo anche che le aziende assumano i giovani diplomati dei quali hanno seguito la crescita professionale.
Tuttavia la concretezza aiuta. Per questo mi chiedo se non valga la pena di lavorare in maniera intensa sull’orientamento professionale, proponendo e non solo promuovendo, compatibilmente con le inclinazioni di ciascuno, la scelta di professioni nelle quali c’è grande richiesta di personale qualificato. Faccio per esempio riferimento alle professioni del sanitario, nelle quali il nostro cantone ha carenza di addetti, ma non solo.
Segnalo, tra l’altro, che la Svizzera non è firmataria della convenzione dell’ILO sul personale infermieristico che prevede di valorizzarne la formazione e le condizioni di lavoro. Auspichiamo che venga al più presto sottoscritta.
È stato vitale in questi momenti l’intervento tempestivo di sostegno dello Stato, nelle varie forme previste, ed è stato importante arrivare alla vigilia della crisi con una situazione dei conti pubblici buona, specialmente nel confronto internazionale, ciò che ha permesso di sostenere questo grande sforzo.
Il timore è che questo grande sforzo finanziario arresti alcuni grandi cantieri di riforma, in particolare quello della previdenza vecchiaia, o li orienti nell’ottica del risparmio, cosa che penalizzerebbe le categorie a rischio, specialmente le donne che possono contare su un quadro previdenziale esiguo, e le persone, sempre più numerose, legate a contratti precari o stagionali.
Il 2020 si era aperto come un anno pieno di grandi prospettive, aperto ai giovani e alle loro istanze di cambiamento ambientale, economico e sociale. Dobbiamo impegnarci perché, anche in questo momento di grande difficoltà, non prevalga l’ostinazione verso il mantenimento dello stato attuale delle cose, ma si guadagni un’apertura al cambiamento e a una visione diversa dei problemi e delle prospettive.
In quarantena abbiamo imparato alcune cose: per esempio come è bello potersi godere la propria famiglia, anche per noi uomini, e gli importanti vantaggi del telelavoro. I datori di lavoro hanno poi toccato con mano che vale la pena fidarsi dei propri dipendenti: anche se non li vedono, lavorano quanto e più che dall’ufficio, a volte troppo e in qualunque momento della giornata. Occorre perciò normare questa forma di lavoro per garantire il rispetto dei temi di lavoro e della sicurezza. Lavoriamo su quanto già appreso per migliorare gli strumenti a disposizione, adattare le regolamentazioni alle nuove situazioni, evitare la pressione eccessiva sui dipendenti.  
L’OCST propone una nuova prospettiva all’economia e alla società: una visione che accolga fino in fondo la solidarietà e la responsabilità sociale come metodo.
 
Renato Ricciardi