Con una comunicazione inoltrata a tutto il personale martedì 12 dicembre, si è chiusa una lunga e delicata fase di consultazione e negoziazione con la direzione aziendale.
Fin dal 9 novembre l’OCST, in collaborazione con il sindacato Syndicom, ha supportato e accompagnato nelle trattative i tre membri della commissione del personale e di riflesso tutti i 139 lavoratori coinvolti.
Ricordiamo che lo scorso 9 novembre l’azienda tedesca aveva annunciato 50 esuberi a seguito di una sfavorevole situazione congiunturale e soprattutto, della crescente predilezione della stampa flessografica sempre più in sostituzione di quella a rotocalco che, seppure di migliore qualità, ha costi e tempi di produzione che il mercato considera sempre meno competitivi.
Vista la disponibilità al dialogo dimostrata dalla dirigenza, nelle prime fasi della consultazione, grazie alle profonde conoscenze e competenze dei lavoratori Südpack, si è tentato di determinare piani industriali diversi dalla riduzione della capacità produttiva considerata controproducente in caso di una ripresa del business o di un rimbalzo della clientela verso la tecnologia a rotocalco. Tuttavia ogni possibile alternativa produttiva non è stata presa in considerazione dalla direzione che ha sempre valutato come unica via percorribile quella del ridimensionamento del sito di Bioggio, forse anche supportata da una strategia di delocalizzazione implementata da diversi anni che ha portato Südpack ad avere siti alternativi in Europa.
Gli incontri con il personale e il dialogo con l’azienda hanno reso possibile la formulazione di due alternative su cui è stato poi chiesto a tutto il personale di esprimere la sua preferenza. In sintesi la prima soluzione, in linea con la strategia aziendale, era quella di elaborare un piano sociale che comprendesse misure di accompagnamento che limitassero l’impatto dei 50 licenziamenti identificando indennità di partenza (buone uscite e strumenti di supporto al ricollocamento) la cui entità crescesse sulla base di criteri sociali oggettivi (anzianità di servizio, età anagrafica e carichi familiari). La seconda opportunità, del tutto alternativa alla linea tracciata da Südpack, ipotizzava invece la riduzione per tutti i collaboratori della percentuale d’impiego al 69%, una sorta di patto di solidarietà collettivo che avrebbe avuto l’effetto di mettere fortemente in discussione le disdette ed avrebbe mantenuto pressochè inalterato (pensando soprattutto al futuro) il patrimonio di competenze e professionalità di Südpack Bioggio (come a dire che se non si trova un’alternativa sul piano produttivo la cerchiamo su quello puramente organizzativo).
Il personale tuttavia ha scelto a larga maggioranza (90 preferenze su 133 votanti, è giusto evidenziarlo) di procedere con lo studio di un piano sociale e di non voler considerare quindi l’alternativa proposta. Onorando la volontà dei lavoratori negli ultimi serrati giorni di trattativa, ci si è dunque concentrati sulla valorizzazione di misure che fossero il più vantaggiose possibili per le persone colpite e fino all’ultimo si è cercato di diminuire il numero delle disdette che da 50 è sceso a 42.
In definitiva, nonostante le sostanze messe a disposizione dall’azienda, nonostante l’impegno ad attuare criteri d’individuazione delle posizioni il più oggettivi possibili ed il meno impattanti sulle categorie più deboli (aspetti che poi andremo a verificare), nonostante il recuperato dialogo e la buona collaborazione generale, l’OCST esprime tutto il suo rammarico per il risultato finale: laddove non si riesce a tutelare l’occupazione (avendone peraltro avuta la possibilità) non vince nessuno. Di certo 42 persone perderanno il lavoro, ma crediamo che nel lungo termine anche la Südpack riconsidererà il valore complessivo della sua scelta, che di certo non ha avuto come denominatore comune la tutela di un patrimonio industriale di altissimo livello.
Una sconfitta per tutti.
Paolo Coppi