Il Consiglio di Stato ha recentemente respinto l’inconsistente opposizione di Unia sulla richiesta di obbligatorietà generale per il contratto della vendita.
 Su cosa si fondava l’opposizione? Su due elementi: non accettava di non aver avuto accesso agli atti e metteva in dubbio la qualità del lavoro nella ricerca dei quorum, cioè del numero di aziende e lavoratori coinvolti. Le doglianze sul non aver potuto leggere i documenti sono state liquidate con un «non vi è quindi stata nessuna procedura segreta, ma una semplice applicazione della normativa vigente». Lapidarie sono state le considerazioni del Consiglio di Stato sui «seri dubbi» riguardo le cifre dei quorum. Tra le più chiare: «è importante notare come Unia si limiti a sollevare dei dubbi generali sul raggiungimento dei quorum senza però mai fornire delle cifre effettive di raffronto a sostegno della propria tesi. Per i motivi esposti le argomentazioni dell’opponente appaiono pertanto infondate». 
Nelle prossime settimane sarà nuovamente pubblicato il decreto di obbligatorietà generale del CCL vendita e, contro tale atto, è data facoltà di interporre ricorso al lodevole Tribunale Federale. Insisteranno i colleghi a schierarsi contro l’introduzione di un CCL in un settore da troppi anni senza regole e particolarmente sotto pressione? Poco importa. 
L’OCST continua a credere in questo contratto che porta cambiamenti importanti per le lavoratrici e i lavoratori del settore e che apre la strada finalmente ad un confronto tra le parti sociali finora inesistente. 
Non è abbandonando il tavolo della trattativa che si ottengono condizioni migliori per le lavoratrici e i lavoratori!
 
Paolo Locatelli